Lulic: "Alla Lazio tanti bei ricordi, dall'esordio al 26 maggio. Ecco cosa voglio fare ora"
Intervento nel podcast di DAZN "Croquetas", l'ex giocatore della Lazio Senad Lulic ha parlato della sua esperienza in biancoceleste, ricordando tanti momenti della sua carriera con l'aquila sul petto.
Queste le sue parole:
"Adesso sto bene. Sono due anni che sto a casa, mi godo la famiglia e la tranquillità. Non sono un tipo che sta a casa a non fare niente: il calcio mi manca, anche quando porto mio figlio al campo. Nel futuro non si sa mai, ho fatto anche il corso di allenatore a Coverciano, quindi vediamo quello che succederà”.
“Cinema? Entrare dentro il cinema era tosta, poi quando ti siedi e si spengono le luci stai tranquillo (ride, ndr.). Al bar? Ultimi anni era più tranquillo tanto le foto le avevo già fatte col tutto il quartiere. Con così tanti anni alla Lazio le foto le ho fatte con tutti. Colloquio a scuola? Noi andavamo alla scuola dove i maestri sono della Lazio (ride, ndr). Anche solo la tua presenza, vedi tutti gli occhi grandi di tutti i bambini, è qualcosa di bellissimo. Però è un dare e avere”.
"Fare 371 partite con la Lazio vuol dire che ho fatto qualcosa di incredibile. Arrivare dalla Svizzera è sempre più difficile, sicuramente di più rispetto a chi viene dalla Spagna o di un campionato importante. Stare 10 anni in una società è una cosa bellissima”.
“Il gol del 26 maggio? I primi due anni andavo ovunque al bar e nessuno mi diceva niente, poi dopo mi pagavano tutti il caffè. Ho sempre detto che è una cosa unica, non è successo in nessun posto nel mondo. Qualcuno deve fare il gol per vincere questa partita, ma sono più contento per la società e per la squadra. Erano giorni molto tesi, siamo stati in ritiro a Norcia. Ho spiegato tante volte, non ero da tanto tempo nella Lazio. Non sentivo tanto questa pressione: s se l’avessi giocata al settimo anno mi sarei sentito in un altro modo. Chi invece stava da più tempo era molto più teso. Momento più importante della carriera? Ci sono tante belle cose che ho fatto, partite importanti che ho giocato, questa è la più importante della società e per questo è in alto anche per me. Ma ho giocato tante partite importanti con la Lazio”.
“I primi anni da capitano non sentivo tanta pressione, con il passare degli anni non sei solo un giocatore ma anche un tifoso. Sei più nervoso, più coinvolto da queste partite. Non si prepara in una settimana: quando guardi il calendario a luglio la prima cosa che pensi è il derby. Ma questo è successo dopo 4 o 5 anni”.
“Il mio esordio fu a San Siro, gol di Cissè e Klose. Entrai dalla panchina. Per un giocatore che viene dalla Svizzera, prima partita a San Siro, era qualcosa di incredibile. Se poi vi dico cosa mi hanno detto dopo quei primi 10 minuti che ho giocato… “Ma questo da dove l’abbiamo preso?”, mi avevano già timbrato. Ma è normale che sia così, in Italia è così”.“
"Il calciatore più importante nella storia della Lazio è Radu. Abbiamo fatto dieci anni alla Lazio insieme. Siamo partiti un po’ così e così ma poi siamo diventati grandi amici e lo siamo ancora adesso. Quindi dico Stefan Radu. Come ha detto Parolo qualche tempo fa: se passi l’esame Stefan Radu alla Lazio stai apposto. All’inizio siamo partiti un po’ così, poi alla fine ho passato l’esame (ride, ndr.)”.
“Il Tata Gonzalez era un calciatore straordinario, che poteva correre fino a domani mattina. Però una cosa che ci faceva sempre ridere: il suo ginocchio destro si bloccava e non poteva fare niente. Entravano i dottori ma non riuscivano a sistemarlo e doveva uscire. Negli ultimi anni invece quando rimaneva a terra, e noi pensavamo dovesse uscire, lui si sbloccava il ginocchio da solo e continuava a giocare. È una cosa incredibile”.Nel corso dell'intervista, anche Marco Parolo ha mandato un messaggio al suo ex compagno:
“Ciao Senad, ti stanno trattando bene? Visto che è la settimana del poker (riferimento ai quattro gol segnati contro il Pescara), io senza di lui quel poker non lo avrei fatto”. La risposta di Lulic: “Incredibile che uno come lui abbia fatto quattro gol in una sola partita. Non mi ricordo se ha offerto una cena. I primi anni era un po’ più… (tirchio, ndr.), poi negli ultimi anni si è un po’ più lasciato andare… Lui è stato tanto tempo. Per fortuna che sono arrivato in quell’epoca, lo dico sempre. Ero uno dei tanti, quell’anno arrivarono Cissè, Klose, Marchetti… potevo stare anche lì tranquillo e imparare dai grandi. Nel torello essendo uno dei più giovani fino sempre in mezzo. C’erano i senatori come Rocchi, Brocchi, Scaloni… Vieni dalla Svizzera e giochi con questi campioni, che hanno questi nomi, era stato bellissimo per me imparare da loro sotto tutti i punti di vista”.
Oltre ai tanti ricordi, Lulic ha anche parlato della Lazio di oggi, rilasciando le seguenti dichiarazioni: "Parlo da spettatore, la Lazio è partita come non si aspettava, ha avuto un calendario molto duro. Roma è sempre una piazza molto difficile. Sono andati in Champions, lo scorso anno sono arrivati secondi… Come ha detto Sarri, lui si aspettava dei giocatori e ne sono arrivati degli altri. Se lavorano così, seguendo Sarri, mi auguro che possano tornare tra i primi quattro". “Luis Alberto si vede sul campo che è un giocatore fortissimo. Sta dimostrando negli ultimi anni che è un giocatore straordinario, anche quest’anno l’ha fatto. Non posso dire altro, spero che continui a giocare su questi livelli. Come uomo? Ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti. Non mi posso permettere di parlare di una cosa che non vivo da dentro lo spogliatoio in questi due anni che sono andato via. Vedo che è cambiato un po’ da quando siamo andati via noi. Qualcuno doveva prendere questa squadra in mano e vedo che è diverso, anche con i suoi atteggiamenti. Io parlo sempre di quello che vedo in campo. Luis o Hernanes? Io dico Hernanes! Perché non solo gioca bene a pallone, ma cucina bene, suona la chitarra bene, produce vino bene… è un ragazzo d’oro sia dentro che fuori dal campo”. “Milinkovic manca tanto. Sergej è un calciatore fortissimo, ha dimostrato che è uno dei più forti centrocampisti della Serie A. Poi ha fatto questa scelta, la dobbiamo accettare. Se ha fatto bene? È difficile, lui avrà pensato: vado lì per due o tre anni e poi torno (ride, ndr.). Ormai lo stanno facendo tutti, è difficile ma ci può stare”. “Immobile ha abituato troppo bene la gente. Se parti con la Lazio e fai 30-36 gol, è normale che ti criticano se non segni per due partite. Lui ha fatto quasi 200 gol… è questo il calcio. La gente vede solo queste ultime partite, non sta giocando come la gente si aspettava. Si è creato questo problema da solo (ride, ndr.). L’hanno criticato anche in Nazionale, lui ha le spalle larghe, è abituato. Lui o Klose? Per me è facile. Mi dispiace per Ciro, ma Miro per me era un punto di riferimento quando ero alla Lazio. Come persona, pensava giorno e notte al calcio. Mi ha aiutato nella carriera a crescere. Lui come altri che ho conosciuto a Formello”. “Inzaghi? Prima del derby di Milano mi hanno fatto un’intervista e mi hanno chiesto la differenza tra Pioli e Inzaghi. Lui è più giovane, si comporta da amico. Sa gestire il gruppo, sa quando deve essere incazzato e quando invece deve fare una battuta. È forte nel gestire il gruppo. La sua bravura e la sua fortuna è aver creato un grande staff intorno a lui. Sono collaboratori che stanno con lui da tanti anni, lavorano in team da tanto tempo in maniera pazzesca. Poi anche lui è giovane e quindi sta crescendo. Si vede che sta facendo strada, è un grande ma può diventare ancora più grande. Un difetto? Nella rifinitura è un perfezionista. Se fa le palle ferme, ci mette tanto tempo. Per un esercizio che ci vorrebbero 7 minuti, lui rimane 27. Se non arriva la palla come la vuole lui non si finisce l’allenamento. È maniacale in questo, deve essere tutto perfetto. Prima della partita sai già tutto dell’avversario. Deve migliorare invece nella gestione durante la partita. Soffriva quando una squadra avversaria faceva qualcosa di non previsto, magari cambiava modulo, andava un po’ in difficoltà. Ma lui è giovane e in otto anni ha vinto quello che un allenatore spera di vincere in tutta la carriera. Inzaghi o Pioli? Dico Pioli perché ha più esperienza. Allena da tanto tempo, è da tanto tempo in Serie A. Ha già dimostrato di essere un grande allenatore. Pioli era come un padre, Inzaghi come un fratello. Gli voglio bene e sono dei grandi allenatori. Lotteranno fino alla fine per lo scudetto”. “Il derby contro Dzeko è stato sempre bello. Per un paese come la Bosnia, avere quattro giocatori in un derby come quello di Roma è il top, una cosa incredibile. Quando ci trovavamo in Nazionale si faceva una battuta, ma niente di più. Pensavamo al bene della Nazionale”.