Il Messaggero | Lazio, l'anno finisce male
Altro che passi in avanti. Dopo le due vittorie in terra turca, in Spagna la Lazio torna insicura e crolla sotto i colpi dell’Almeria. La squadra di Cesc Rubi scende in campo in formato Copa del Rey. Quella di Sarri invece sembra quella di Grassau, quando ancora non girava. Battuta d’arresto inaspettata quella del Power Horse Stadium tra errori difensivi e di Provedel che portano il conto dei gol subiti a 5 in tre amichevoli, e una fase offensiva che impegna Martinez solo da fuori area.
INGOLFATI - Eppure la partita comincia con un buon ritmo. Uno, massimo due tocchi la richiesta esplicita di Sarri. Ogni volta che viene rispettata la Lazio sembra poter colpire. Alla fine però conta la concretezza, e in questo fa meglio l’Almeria. I biancocelesti si fanno vedere solo con un inserimento di Vecino, scelto al posto di un Milinkovic non ancora al meglio con la caviglia destra, ma il primo squillo tarda ad arrivare. La squadra di Rubi preferisce restare più accorta dietro, senza farsi troppi scrupoli quando serve dare qualche calcio a metà campo. La scelta è sfruttare la velocità del giovane tridente formato da Lazaro, Touré e Ramazani, età media di 20,6 anni. Senza dubbio più bassa di quella dei tre attaccanti della Lazio, dove il più esperto è Pedro, in formato campionato nelle ultime uscite, ma stavolta appannato. L’unica gioia sono gli applausi dei tifosi di casa per il numero 9 dei biancocelesti. Fa sicuramente meglio però quello avversario, Touré, che con un colpo di tacco sbagliato al 35’ disorienta Patric (dopo averlo seminato in area) e lo costringe all’autogol. Battuto Provedel, poco reattivo e ancora in difficoltà sulle uscite. Il vantaggio dell’Almeria sveglia solo Immobile che, dopo 38 minuti costretto a vagare solo lì davanti, lascia partire un destro da fuori che impegna Martinez. Il ruggito del capitano sembra sbloccare Felipe Anderson, ma il brasiliano spara a salve come tutta la Lazio, ingolfata nela serata spagnola.
SENZA IDEE - Neanche Milinkovic riesce a svegliare i compagni dal torpore. Sarri gli concede quindici minuti in più rispetto all’Hatayspor, ma il Sergente, entrato al posto di Vecino all’intervallo, è ancora su ritmi bassi e spara pure in cielo un’occasione dai 20 metri. Corre come una gazzella invece Ramazani che ci mette 35 secondi nella ripresa a raddoppiare. Prima brucia un Patric troppo precipitoso, poi si beve un Lazzari ancora in fase di rodaggio. Il suo destro non è di certo irresistibile, ma Provedel completa il disastro f cendosi passare il pallone sotto le braccia. Troppo lento l’ex Spezia, irriconoscibile in questa fine del 2022 nonostante qualche guizzo dei suoi. Il portiere è lo specchio della Lazio in salsa spagnola, lontana parente di quella apprezzata nel mini ritiro turco. A Side ci ha pensato Luis Alberto ad accendere la luce, al Power Horse Stadium invece la bacchetta non va. Il Mago ci prova a incitare tutti, ma lui è il primo ad avere poche idee, anche se il suo destro un paio di chance le concede ai compagni su punizione prima di lasciare il campo al 64’. Sarri si affida a Basic e poi a Marcos Antonio in cabina di regia, deluso dal risultato: «Stiamo bene, ma oggi abbiamo sbagliato tutto. È stata una gara difficile». Nel finale spazio anche a Radu, Gila, Cancellieri come falso nueve e al baby talento Romero, ma le emozioni principali corrispondono agli aplausi per i cambi di Rubi. Meglio resettare tutto fin dalla seduta di stamattina a Formello, dove torneranno in gruppo Casale, Hysaj e Zaccagni. Poi riposo di tre giorni e rientro in campo mercoledì pomeriggio con allenamenti fino al 31 e solo il 1 gennaio a casa prima di Lecce. Il Messaggero/Valerio Marcangeli