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Walter Sabatini, storico direttore sportivo che ha lasciato un segno profondo su entrambe le sponde della Capitale, ha rilasciato un'intervsita al Corriere dello Sport. È stato il primo direttore sportivo della Lazio sotto Claudio Lotito e ha lavorato anche alla Roma, prima come calciatore e poi come dirigente dal 2010 al 2016. La sua ultima doppia esperienza è stata con la Salernitana, con cui è riuscito a salvarsi nonostante le previsioni dei bookmakers che le davano solo il 7% di possibilità di riuscirci. Dopo la risoluzione del contratto, è stato richiamato dal presidente Iervolino lo scorso dicembre, in una situazione che sembrava disperata, anche per l'assenza di Dia, capocannoniere della stagione precedente. 

In merito, Sabatini ha dichiarato: 

«Dia è un giocatore molto forte, un attaccante che sa finalizzare e ha il senso del gol. Ha anche il grande vantaggio di poter giocare insieme a Castellanos. Penso che il suo arrivo sia stato un'operazione importante, che rende la Lazio più competitiva».  
 

Quindi lei lo avrebbe voluto utilizzare l'anno scorso... 
 

«Sì, avrebbe cambiato le cose. Però scontava un provvedimento di sospensione che alla fine è rimasto tale, per quanto successo dopo un mancato trasferimento al Wolverhampton». 


 
Può essere un fattore importante per questa Lazio? 


« Certo. Perché, ripeto, è un giocatore forte. Non lo dico per autocelebrarmi perché non l'ho preso io ma Morgan De Sanctis, io me lo sono trovato. Dico invece che è stato bravissimo Fabiani a pescarlo, sia lui che Tchaouna». 


 
Che per ora invece non sta facendo benissimo. 


«Sì, ha giocato male. Ma per me è ottimo. È velocissimo, ha un'ottima tecnica di base, da noi face quattro o cinque gol importanti. Sono buoni prospetti, ripeto che Fabiani per me ha fatto un buon lavoro. Possiamo aggiungere Noslin dal Verona e questo Tavares che ha dato spettacolo». 


 
Con i due assist contro il Milan. 


«Appunto. Ha una corsa micidiale, molta precisione nei cross. Per me ha tutto per diventare un idolo, se non lo è già. Dovete pensare che sabato scorso ha messo in condizione due compagni di segnare a porta vuota». 


 
Quindi promuove il mercato di Lotito e Fabiani? 


«Sì, hanno fatto una buona politica, una discreta campagna acquisti, prendendo alcuni calciatori che possono essere degli investimenti per il futuro, hanno fatto un bel lavoro». 
 


Qualcuno può essersi già scordato di Immobile? 


«Direi di no. Lui è una leggenda della Lazio, i tifosi non possono dimenticarlo in un anno o tre mesi, ci vogliono tempo e risultati, credo soprattutto centrare una qualificazione in Champions League. D'altronde Immobile si muove nell’immaginario collettivo di chi ha fatto più di 150 gol». 
 


Questa squadra può arrivare in Champions? 


«Dipende dall'evoluzione di questi giocatori, di come si adegueranno al livello richiesto, ma qualche chance c'è». 
 


Crede ci siano punti in comune con la sua che andò in Champions? 


«Era molto molto forte, a centrocampo se la giocava con tutti gli avversari. Ledesma centrale centrale, Mudingayi grande corsa, a sinistra Mutarelli. Poi Mauri che giocava a ridosso di Rocchi e Pandev, magistralmente diretti da Delio Rossi. L’anno dopo hanno vinto la Coppa Italia, io non c'ero più. Quando arrivano i risultati io vado altrove».

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