Difetto individuato, ora va capita l’origine del problema. La sconfitta di Lecce non è stata digerita dal tecnico Maurizio Sarri. La Lazio ha evidenziato gli stessi limiti del passato, palesando anche una chiara incapacità di evolvere. «Abbiamo disputato un secondo tempo inaccettabile, da squadra presuntuosa che pensava di aver già risolto la partita e, quando non si ha la giusta umiltà, la prima cosa che viene meno è la fase difensiva».

Alla vigilia della trasferta di Lecce, il tecnico aveva lanciato un monito chiaro: il secondo posto della passata stagione non è esclusivamente merito della Lazio. I biancocelesti lo hanno ottenuto anche perché altre squadre «più strutturate», sono andate molto avanti in Europa, a differenza dei biancocelesti. «E non penso che possa accadere di nuovo», aveva detto. Insomma: nessuno si doveva montare la testa.

Eppure la società stessa ha considerato il secondo posto come se fosse stato raggiunto esclusivamente per merito proprio. Nella campagna acquisti in corso, di fatto, la Lazio non ha toccato i soldi della Champions League. Il mercato è stato finanziato con le cessioni: Milinkovic-Savic, Acerbi, Escalante, Maximiano. Nella conferenza stampa prima della gara di Lecce, Sarri ha spiegato che, anche con la rosa allungata, non è convinto che la squadra titolare si sia rinforzata. Effettivamente a Lecce ha giocato dall’inizio la formazione dell’anno scorso, con l’eccezione di Kamada che ha sostituito Milinkovic. Non è stato fatto uno sforzo per un giocatore pronto e di livello, come i vari Berardi e Zielinski, a lungo richiesti da Sarri. Non lo si è ritenuto necessario.

La Lazio ha ancora un tesoretto a disposizione e la rosa si può ancora sistemare (servirebbero almeno un altro centrocampista e un difensore centrale), ma si continua a cercare occasioni. Si tratta per Bonucci, si è anche riaperta la pista che porta a Lloris (intanto è stato bloccato Sepe, che sarebbe il prescelto nel caso in cui non si riuscisse a chiudere per il francese). Non c’è però intenzione di fare quello sforzo richiesto a più riprese dal tecnico. Non arriverà un giocatore che possa prendere subito la maglia da titolare. E quindi alzare il livello degli 11. Non lo si ritiene necessario per raggiungere l’obiettivo (la qualificazione in Champions) che Sarri ha già affermato essere difficile da centrare. E se la sopravvalutazione della rosa, se la presunzione di cui parla il tecnico, partisse proprio dal club? Corriere della Sera/Elmar Bergonzini

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