Ente Morale, il ruolo sociale del cinema: l'intervento di Pupi Avati
Il regista cinematografico, Pupi Avati, ha parlato in una puntata speciale di Ente morale a LSC del suo nuovo film dedicato al filosofo Benedetto Croce
Nella puntata speciale di Ente Morale di oggi è intervenuto il regista cinematografico, Pupi Avati, per parlare del ruolo sociale del cinema. Il regista ha presentato il suo nuovo docufilm sulla storia del celebre filosofo, Benedetto Croce, “Un Natale a casa Croce”. Di seguito le parole del noto regista ai microfoni di Lazio Style Channel.
Le parole di Pupi Avati
La vita di Croce è segnata dal dolore. Lui ci insegna e ci trasmette sempre che il dolore si può sublimare e si può convivere con esso a patto che ci si dedichi esclusivamente allo studio. Ho voluto restituire la vita del filosofo attraverso una docufiction. Per raccontare una persona è importante concentrarsi sul giorno in cui sono inclusi gli eventi che lo riguardano sia dal punto di vista del carattere familiare sociale, culturale e storico. Croce come tutte le persone di tradizione patriarcale aveva questo uso di festeggiare il Natale con le sue cinque figlie e ho pensato, dato che venivano tutte da parte diverse, di raccontare l'ultimo Natale della famiglia Croce quello del 1951, dato che a Natale del 1952 Croce non arriverà, il filosofo verrà a mancare a novembre del 52. La giornata del Natale è stata filologicamente ricostruita addirittura nel menu di quei pranzi di Natale di allora, e abbiamo fatto mangiare ai nostri attori e interpreti esattamente quegli struffoli e quei piatti tipici della tradizione napoletana. Credo di aver trovato una chiave affettiva, in tutto il mio cinema non ho mai raccontato storie di persone che non mi piacessero, ho sempre raccontato affettivamente le persone che ho raccontato.
Sul ruolo sociale del suo cinema, lei ha sempre focalizzato l'attenzione anche su questo aspetto, come lo stesso Croce che ha preso delle posizioni ben precise
Sì anche molto scomode, basta che si pensi all'amicizia e al sodalizio con Gentile. Gentile è stata la persona che gli è stata più vicina e che in qualche modo intellettualmente era più alla sua altezza, con la quale lui aveva una interlocuzione quasi alla pari e hanno fondato una rivista fondamentale. Poi successe che il fascismo influenzò Gentile ma non Croce, all'inizio Croce ha votato il governo Mussolini, ma da lì in poi non andrà oltre. Il delitto di Matteotti fece da spartiacque tra le due cose: Gentile si fa coinvolgere totalmente e si creò questa spaccatura che patirono entrambi. La visione fascista non era conciliabile con la visione e Liberale di Croce.
"Il papà di Giovanna" anche in quel film è presente il ruolo sociale del cinema
È un film che mi ha dato soddisfazione, ma è un film che secondo me andrebbe visto di più, perché si racconta come il disagio sociale di una figlia e il suo disturbo mentale possa influenzare anche il padre stesso. Il padre per il bene della figlia assume anche lui quel disturbo mentale per riuscire a comunicare con lei. Pur di stare affianco alla figlia entra anche lui in quel baratro della follia. Ed è secondo me è un atteggiamento amorevole che viene a mancare all'interno della nostra società dato che è poco empatica.
Il premio alla cultura Giovanni Spadolini
Trovo fondamentale un aspetto, ossia il singolo rappresenta sempre la totalità. Non saprei mai raccontare una totalità o una società se non attraverso un singolo. Il singolo la sintetizza e la rappresenta. Noi rappresentiamo il tempo che stiamo vivendo. Pensavo di essere esente a quella che era la contaminazione del tempo e invece non è così. L'aria del tempo si respira ed è difficilissimo sottrarsi, anche se il singolo continua a essere un campo di studio sufficiente per raccontare una massa.