riutilizzabile
riutilizzabile

Ci racconti l'emozione di segnare in un derby e qualche aneddoto di quella partita?

Sono passati quasi 20 anni, il ricordo è sempre nella mia mente. Avevamo cambiato da pochissimo allenatore e subito c'era il derby con Papadopulo ed una squadra con tante mancanze tecniche, ma tanta mentalità. Lo dirò per tutta la vita: vincere un derby con Talamonti e Giannichedda in difesa perché non avevamo difensori di ruolo, i due gemelli Filippini perché Zauri non era disponibile, Oddo e Dabo davanti alla difesa, quel clima con il ritorno di Di Canio dopo 17 anni, la squadra che non girava tanto che c'è stato il cambio di allenatore e vincere un derby in quelle condizioni contro una squadra come la Roma che sui valori tecnici era superiore ma non gli è bastata perché noi abbiamo fatto non dico la partita della vita ma per le condizioni in cui eravamo sì, abbiamo giocato per vincere ed è stata bellissima. Segnare è stata una cosa che porterò sempre nel cuore. Il percorso che ho fatto con la Lazio arrivando negli anni di Cragnotti, poi la squadra che andava bene con la Banda Mancini e poi il cambiamento di società con le problematiche che sappiamo, il cambio allenatore e vincere un derby con tante situazioni e fare quel gol è stata la ciliegina sulla torta della mia carriera con la Lazio.

Che consiglio daresti ai nuovi giocatori che magari non hanno o hanno avuto poche esperienze nel derby?

Ogni società ha la sua storia ed è importante quando un giocatore indossa una maglia capire dov'è, che istituzione rappresenta. Quando indossi una maglia come quella della Lazio devi essere pronto a capire, pronto a metterti a disposizione, ad essere chiamato in causa. Solo così fai una crescita come è successo a me quando sono arrivato alla Lazio: non conoscevo bene l'ambiente, non conoscevo bene la storia della Lazio e piano piano mi sono interessato innanzitutto rimanendo fuori quasi sei mesi non potendo giocare perché il livello era troppo alto ed io con la mentalità sudamericana non riuscivo a trovare spazio e lì è stato fatto un lavoro fisico-mentale e di cultura per capire. Tutto questo in quei sei mesi mi ha preparato così quei valori tecnici che avevo sono riuscito ad esprimerli. Quello che cambia da un giocatore di una grandissima squadra e altri che giocano in squadra meno blasonata è la mentalità, l'approccio giusto e la concentrazione. Quando i giocatori arrivano in una società come la Lazio con un'istituzione ed un popolo grandissimo con una struttura come Formello che adoro e lo Stadio Olimpico che mi sento a casa: quando dai valore a quello che hai dai il massimo sempre.

Chi può essere l'uomo derby per la Lazio?

Rovella

Io penso che a prescindere dal fattore gol, ci sono giocatori che fanno un lavoro mentale e fisico che danno sicurezza: Rovella è un giocatore del genere. Il cuore di una squadra è il centrocampo ma soprattutto fa la differenza chi gioca a centrocampo: giocatori che danno il massimo e trasmettono fiducia ai compagni e Rovella è uno di quei giocatori che con la sua disponibilità e la sua voglia può essere un esempio come ho vissuto con Simeone, non li sto paragonando, o con Liverani a cui ho sempre detto che gli altri erano lenti a capire cosa voleva fare lui. Anche l'assenza di Nuno Tavares può pesare ma hai le alternative come Pellegrini o Marusic, però penso che se c'è Rovella la musica cambia è un giocatore che stimo e apprezzo, è un riferimento per la squadra.

Il Venezia piega il Monza per 1-0, l'Inter sgasa sul Cagliari
FORMELLO | Lazio-Roma: tanti dubbi per Baroni, davanti Taty è pronto