Nel romanzo di Inter-Lazio, lo scontro diretto per la Champions di domenica al Meazza, un capitolo affascinante riguarda la particolare sfida tra Simone Inzaghi, tecnico nerazzurro, e i suoi fedelissimi dei tempi laziali: Ciro Immobile, Sergej Milinkovic, Luis Alberto. Sono cresciuti insieme a Roma, ognuno nel proprio ruolo, hanno vinto trofei, vissuto delusioni, condiviso emozioni: cose che non si dimenticano, ma domenica si scrive una storia diversa. I tre allievi devono battere il loro vecchio maestro – ma lo consideravano soprattutto un fratello maggiore - o almeno non perdere: è una partita troppo importante nella corsa alla Champions, obiettivo di entrambi i club. Da parte sua, Inzaghi ha ridotto lo svantaggio dalla sua ex squadra a 7 punti: era arrivato a 10, domenica vuole portarsi a 4 lunghezze dal successore Sarri. Una sfida appassionante, all’ora di pranzo: la Lazio la sta preparando al meglio, c’è da riscattare la sorprendente caduta con il Torino. È legato a tutti e tre i suoi ex calciatori, Inzaghi, ma con Immobile c’è sempre stato un rapporto speciale. Un’amicizia che resiste alla distanza: dopo il terribile incidente stradale di 10 giorni fa, il tecnico è stato tra i primi a chiamare Ciro, a informarsi ansioso delle condizioni del centravanti e delle due figlie. Dall’estate 2016, quando Immobile arrivò alla Lazio e Inzaghi fu confermato allenatore (dopo il caso/caos Bielsa), fino al traumatico divorzio di Simone con la Biancoceleste nel 2021, i due hanno contribuito in maniera decisiva alla crescita della squadra. Erano entrambi convinti di vincere lo scudetto, in quel maledetto 2020 della pandemia: il rimpianto fa ancora male. Era la stagione perfetta, l’interruzione di oltre quattro mesi ha spezzato il sogno. Ma domenica si abbracceranno, prima della sfida, ormai in cammino su strade diverse. Saluterà con affetto, Inzaghi, anche Luis Alberto: fu lui a trasformarlo in mezzala, un 10 capace di fare la differenza. Lo spagnolo gli deve molto, la cosa è reciproca perché il Toque è stato decisivo in tante partite, compresa la Supercoppa italiana vinta a Riad contro la Juve. Stesso discorso per il gigante Milinkovic: all’inizio Inzaghi lo teneva in panchina, poi lo ha lanciato e il volo continua. Con Sarri, poi, il Sergente ha completato la maturazione, migliorando tatticamente. Anche lui, come Luis Alberto, deve farsi perdonare la deludente prestazione contro il Torino, mentre Immobile lavora per convincere Sarri a inserirlo nella formazione iniziale, dopo i 40 minuti giocati sabato scorso. Partirà dalla panchina invece Lazzari, altro ex pupillo di Inzaghi (lo volle a tutti i costi nel 2019): spera di dare un contributo importante a gara in corso. A Formello, intanto, sollievo per Zaccagni: l’attaccante ieri ha svolto l’intero allenamento e quindi si può considerare recuperato. Ora l’ex Verona spera di colmare una lacuna nella sua stagione migliore: l’Inter è l’unica big alla quale non ha segnato in questo campionato. Ha colpito, Zaccagni, contro Napoli (un gol), Milan (un gol e un assist), Roma (un gol), Juventus (un gol e un assist) e Atalanta (un gol). Manca l’Inter, appunto. Ad accompagnare la squadra al Meazza, tanti tifosi come al solito: già da settimane esaurito il settore ospiti, con 4361 biglietti acquistati dai sostenitori biancocelesti. E contro il Sassuolo, il mercoledì successivo, probabilmente saranno in 50mila all’Olimpico: nessun comportamento discriminatorio segnalato dalla procura al giudice sportivo nella gara con il Torino, ci sono stati solo fischi e cori di protesta e disapprovazione nei confronti dei calciatori granata per situazioni di gioco. La Repubblica/Giulio Cardone

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