L'arrivo di Baroni ha mandato i tifosi biancocelesti in subbuglio. Dopo le prime dimissioni di Sarri e le seguenti di Tudor, la tifoseria si aspettava un nome di livello più alto per la panchina e dal momento dell'annuncio sono stati tanti i commenti negativi per il club. Anche Marco Parolo, che alla Lazio ha giocato per 7 anni, interpellato dai microfoni di Notizie.com ha detto la sua in merito.

Marco Parolo

Il pensiero di Parolo su Baroni

Quando si riparte da zero puoi partire con un progetto nuovo e andare in mille direzione: Baroni ha dimostrato di saper lavorare e di ottenere tanti risultati in squadre diverse e con obiettivi diversi. Nella sua carriera ha dimostrato di sapersi adattare a nuove situazioni, spesso complicate e di riuscire a ottenere degli ottimi risultati. La protesta? Capisco che possa esserci un po' di scetticismo, un po' di negatività all’interno della tifoseria, soprattutto dopo un anno difficile come quello che i tifosi si sono lasciati alle spalle. Mi rendo conto che magari possa esserci un po' di riluttanza nei confronti di Baroni. Però devo dire che mi fido di lui, di un lavoratore come lui, che è reduce da stagioni importanti, in piazze difficili e che a me piace molto. Mi piace il suo modo di lavorare, il suo riuscire a valorizzare il materiale che ha a disposizione. Basta parlare con i calciatori con i quali ha lavorato per avere un’idea del suo spessore umano. Dal punto di vista tecnico poi è uno che non è vincolato ad un solo modulo o ad un solo modo di giocare. Sa adattarsi alle situazioni e agli uomini che ha a disposizione. 

Il suggerimento per la società

So di dire una cosa scontata, ma la differenza la farà il mercato e i giocatori che Lotito e Fabiani gli metteranno a disposizione. Il club non deve commettere un errore: non deve andare a prendere giocatori da altri campionati che ci metterebbero tanto, troppo tempo ad adattarsi e a capire cosa chiede loro il tecnico. Molto meglio fare riferimento ai calciatori italiani. Solo così puoi colmare quel gap che inevitabilmente si viene a creare quando cambi un allenatore. Faccio un esempio: nell’estate del 2014, quando il club chiamò Pioli per sostituire Reja e iniziò un nuovo ciclo, comprò il sottoscritto dal Parma e Dusan Basta dall’Udinese. Io e Dusan ci mettemmo pochissimo a capire dove stavamo: avevamo l’esperienza giusta per costruire in da subito con il mister un nuovo percorso. Altri, che arrivavano da altri campionati e da altre realtà, fecero più fatica. Ho visto che la Lazio sta seguendo gente come Tchaouna, Noslin, Samardzic: mi sembra una buona strada.

Il paragone con la Lazio di Inzaghi

Similitudini con l'arrivo di Inzaghi? No, mi sembra una situazione totalmente diversa. Inzaghi aveva la forza di conoscere alla perfezione l’ambiente, ed è stata la sua grande forza nei suoi cinque anni alla  guida della Lazio. Inzaghi conosceva ogni angolo dello spogliatoio, tutte le persone che lavoravano dentro e fuori Formello. Sapeva come prendere ed affrontare ogni persona. In più sapeva gestire i rapporti con il presidente e il direttore sportivo come nessun’altro. Era senz’altro un plus che gli ha permesso di raggiungere i traguardi che ha raggiunto alla guida del club. La situazione per me è completamente diversa: anche perché Baroni non è un tecnico giovane ed emergente.

 

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