Come riporta La Repubblica, la Lazio deve versare 1,6 milioni di euro alla società londinese Pluriel Limited. Si tratta della rata dovuta dal club biancoceleste come corrispettivo pattuito nel contratto di mandato stipulato il 20 maggio 2009 per trattare l'ingaggio di Mauro Zarate. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla società.

LA VICENDA - L'attaccante venne ingaggiato il 9 luglio 2008, in prestito oneroso per circa 3 milioni di euro con diritto di riscatto a 17 milioni. Il 30 aprile 2009 Lotito mise il calciatore sotto contratto per cinque anni, con un ingaggio a un milione e mezzo a stagione. Il 31 agosto 2011, però, Zarate passo in prestito con diritto di riscatto all'Inter, l'anno dopo tornò alla Lazio e il 15 dicembre 2012 fu messo fuori rosa. Zarate fece causa alla società per mobbing, ma la società rispose facendogli causa a sua volta in quanto, mentre risultava essere malato, il calciatore era in realtà alle Maldive. Il 15 luglio 2013 il Collegio Arbitrale escluse il mobbing, ma il calciatore firmò comunque con il Velez Sarsfield, sostenendo che il contratto con la Lazio fosse nullo e ottenendo un mese dopo l'autorizzazione a giocare per l'Argentina.

GLI SVILUPPI - Lo scorso anno fu la Lazio ad annunciare di aver vinto la causa contro Zarate, iniziata nel 2020, quando alla società venne notificata una citazione della Pluriel Limited per 3,2 milioni di euro (differenza tra il compenso di 3,7 milioni dovuto alla stagione 2013/14 e quello di 463mila percepito tra il 1 luglio 2013 e il 14 agosto successivo). Non era ancora finita però, perché nel 2014 il Tribunale di Roma, con una sentenza confermata nel 2018, riconobbe il diritto della società di Londra a percepire 1,6 milioni di euro. La Lazio sosteneva che della vicenda dovesse occuparsi l'organismo arbitrale e che rientrasse nelle disposizioni che regolavano i rapporti tra affiliati e federazione, con la conseguente invalidità di contratto di mandato specificando che fosse stato stipulato senza l'osservanza delle disposizioni previste dall'ordinamento sportivo e dal regolamento degli agenti. 

La tesi è stata respinta dai giudici e il ricorso alla Corte di Cassazione è stato inutile, dunque la Lazio è così condannata a pagare 1,6 milioni di euro più 10mila di spese alla società londinese.

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