«Non siamo soddisfatti. Qualche problema c’è stato»

Era difficile negare l’evidenza per il neo presidente dell’Aia Antonio Zappi. Che però ammette gli errori e non si tira indietro: diciamo che è un buon punto di partenza. Nessuna soddisfazione ma anche difesa dell’operato degli arbitri. E ci sta anche questo visto che su alcune cose ci sono le regole da rispettare che vengono imposte dall’alto, da chi decide su come deve andare il pallone. Zappi ha parlato a margine del premio Enzo Bearzot organizzato dall’Acli (Gian Piero Gasperini dell’Atalanta è il successore di Simone Inzaghi e verrà premiato il 24 marzo al Salone d’Onore del Coni), e oggi per lui sarà un’altra giornata importante, visto che il numero uno dell’associazione dei fischietti italiani sarà a Coverciano per il raduno della Can. Ma ha già anticipato il suo pensiero, dopo un weekend di feroci polemiche dopo errori che hanno toccato quasi tutti i campi. 

«Chiedo uno sforzo – ha detto ancora – nel comprendere la differenza che c’è tra un errore in termini di interpretazione e la difficoltà che noi abbiamo nel dover applicare un protocollo che impedisce interventi anche in situazioni di evidenza. Il sistema deve stare alle regole». Chiaro il riferimento al calcio d’angolo inesistente dal quale nasce il gol dell’Inter contro la Fiorentina e al rosso di Tomori in Empoli-Milan. 

L’Aia ha le mani legate almeno fin quando l’Ifab (pronta a riunirsi il prossimo 1 marzo) non apporterà delle modifiche all’uso del Var. «Sono loro che devono aggiornare lo strumento che consente a tutti noi di poter garantire la regolarità del calcio. Da parte nostra c’è la totale apertura e lo faremo volentieri». Certo, poi rimane il problema dell’uniformità del giudizio: alcuni tocchi di mano sono rigori e altri no. La confusione che viene generata ad alcuni fa fare strani pensieri. «Le indicazioni che anche il designatore Rocchi sta dando – ha rivelato Zappi – sono appunto queste. Migliorare evidentemente l’uniformità di quelle che sono le decisioni oggettive degli arbitri». 

VAR A CHIAMATA

Sin dal giorno del suo insediamento Zappi ha parlato della possibilità di inserire il Var a chiamata: non ha parlato di come (magari con una opportunità per partita o per tempo ad ogni allenatore) ma è una pista da seguire. «Vogliamo fare un dibattito? Da questo punto di vista siamo aperti ma è sempre l’Ifab che deve decidere». Ma oltre quello che è l’uso del protocollo, che può piacere o meno, ci sono alcune situazioni che vedono gli arbitri protagonisti in negativo anche se sono posizionati bene. 

Ad esempio il rigore su Sanabria del Torino dopo la trattenuta di Sabelli è parso subito evidente. Zappi però, sollecitato, si sofferma su Bastoni: «Un dirigente degli arbitri deve avere la capacità e il coraggio di non difendere quello che logicamente può essere anche indifendibile. Chiaro che le immagini sull’episodio di Bastoni dimostrano l’uscita della palla, però solamente chi è stato sul terreno di gioco può comprendere. In quel momento il difensore dell’Inter copre con il corpo la prospettiva di La Penna, e c’è un’immagine che dimostra l’impossibilità del direttore di gara di vedere il pallone. L’assistente? Era un’azione veloce, poteva forse essere un passo avanti». 

«Parliamo – conclude – della bellezza del calcio anche per quanto riguarda l’opinabilità, a volte, della decisione arbitrale». Non tutti però la pensano così, soprattutto se c’è la tecnologia che potrebbe arrivare in soccorso. Ma forse in tutti questi anni abbiamo sbagliato noi che ci aspettavamo qualcosa di più dal Var dentro un calcio senza nessuna polemica arbitrale e senza nessuno che gridasse al complotto. E allora alziamo le mani.

Il Messaggero

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