Storia di un ko annunciato. Non solo per la legge delle statistiche e dei grandi numeri, che difficilmente avrebbero potuto regalare la quinta vittoria negli ultimi sette derby, ma anche e soprattutto per il doppio cambio tecnico a Trigoria e a Formello. Dopo una sconfitta nel 2021, Sarri aveva eguagliato il record di Eriksson senza sbagliare mai la strategia né un colpo contro Mourinho. Sabato Mau si è lasciato scappare solo un commento sul divano, davanti alla tv a Castelfranco: «Purtroppo stavolta la Roma ha fatto la Lazio». Tudor non ha ancora capito la stracittadina, non è uscito dal centro sportivo, è passato troppo poco tempo. Preoccupa invece il presente ormai andato e il futuro in arrivo. Sia pure senza il suo curriculum, Igor si sta mostrando ben più integralista del suo predecessore toscano, che si era invece adattato alle caratteristiche dei giocatori della Lazio. Lo dimostra l'immediata intransigenza sul 3-4-2-1, ma anche la formazione ardita schierata sabato, senza Zaccagni, con Luis Alberto in panchina, e Casale, Vecino e Immobile in campo. Il calcio di Tudor è intenso, verticale, veloce e atletico, ancora più incompatibile di quello di Sarri con questo organico. È chiaro, bisognerà attendere il prossimo mercato per esprimere un giudizio definitivo, ma il tecnico croato non ha aspettato: è sbarcato e ha deciso di fare subito gli esperimenti, gettando così al vento le prime due partite su tre (manca la semifinale di ritorno in Coppa Italia contro la Juve) che avrebbero potuto ancora dare un senso alla stagione in corso e mantenere più viva la speranza di una qualificazione in Europa, fondamentale per avere un tesoretto in più e la certezza di una vera rivoluzione della rosa a giugno.

 

Il Messaggero
 

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