Il Messaggero | Lazio, Sarri lancia l’ultimatum: o lui o Tare a giugno
Il tempo è scaduto. Basta chiacchiere, serve un progetto serio. Sarri non si lancia in corsa dal treno, ma a giugno tirerà il freno in anticipo, se qualcosa non sarà cambiato. E già un aut aut. Non è la firma sul rinnovo sino al 2025 a spaventarlo, ma l'idea che il suo nome possa essere sfruttato per vendere solo fumo. Ne va della sua ambizione e del suo entusiasmo, Maurizio non ci sta ad essere né vittima né complice di questo gioco. In estate sapeva dove era sbarcato, aveva compreso le difficoltà e le scelte oculate sul mercato, ma adesso non accetta l’improvvisazione di quest'inverno. Non è l'acquisto in extremis di Jovane Cabral - sbarcato ieri alle 17.30 a Fiumicino (stamattina le visite) - a deluderlo, ma averlo pescato in ritardo, quasi al buio. Nelle ultime due settimane il tecnico è stato consultato sempre e solo all'ultimo. Nei mesi scorsi Lotito lo aveva illuso con un attaccante e un terzino sinistro, salvo poi fare un passo indietro a inizio gennaio. Sarri ha alzato la voce ed è stato messo all'angolo.
CONFRONTO E RESPONSABILITA - Non conta più che a giugno, in teoria, l'indice di liquidità sarà sbloccato dai milioni che entreranno dagli sponsor Binance e Mizuno. Sarri non crede più a niente e nessuno. Non è uno sprovveduto, forse non si fidava sino in fondo nemmeno quando aveva firmato il primo contratto, altrimenti non avrebbe insistito per fissare la sede delle controversie a Milano, per liberarsi eventualmente dal vincolo. Non siamo alla rottura, ma l'allenatore chiede un confronto immediato, chiaro e sincero con Lotito. Vuole un segnale di cambiamento subito, magari dentro lo stesso organigramma societario. Il patron gli aveva preventivato carta bianca sul mercato, perché Tare è tornato a fare e disfare tutto per conto suo? Non c'è un nuovo ciclo, è tornato il vecchio metodo. Maurizio pretende che siano il diesse e il patron a giustificare quanto successo. A spiegare anche perché è stato tesserato Kamenovic, considerato contro il suo volere una tassa da pagare più importante delle necessità tecniche della Lazio. Se la vedano loro domani con gli ultrà, che ieri hanno annunciato la contestazione in un comunicato «Appuntamento giovedì alle 13 davanti ai cancelli di Formello per gridare tutto il nostro disprezzo verso una società che se ne frega dei propri tifosi, a partire dal caro biglietti sino alla campagna di indebolimento del solito ridicolo mercato d'inverno».
PATTO CON STAFF E GRUPPO - Ci saranno quasi mille tifosi biancocelesti poi sabato al Franchi al fianco di Sarri, che però non vuole sentire altro baccano. L'uomo di calcio ripensa subito al campo e a riabbracciare Pedro. Il problema contro la Fiorentina è tutto dietro. Chiedeva Casale in difesa, l'allenatore è ancora senza Acerbi, recupererà solo Luiz Felipe (ieri differenziato), ora "libero" senza prolungamento. Esattamente come Patric e Radu, che scalpitano. Anche su questa gestione "lenta" delle risorse interne, Sarri non tollera più questo caos. Ieri ne ha parlato col suo staff e ha deciso di andare avanti col massimo impegno. Si rimboccherà le maniche per rispetto di questo gruppo, a cui si è legato. Il tecnico è rimasto molto soddisfatto di come i suoi uomini hanno lavorato durante questa sosta a Formello. Così Maurizio ha stretto pure un patto con lo spogliatoio, in parte deluso come lui peri mancati rinforzi dal mercato. Guai a demotivarsi e gettare tutto al vento. Alla fine va visto anche il lato positivo. Persino i tifosi più infuriati, a freddo e con ironia, lo trovano: «Almeno abbiamo indebolito mezza Europa con Muriqi e gli altri nostri esuberi in giro», Nessuno è finito però a Oporto per facilitare il prossimo spareggio in mezzo al tour de force (7 gare in 22 giorni) di febbraio. Il Messaggero/Alberto Abbate