Il Messaggero | Lazio, bis col cuore infranto
Sette marcatori diversi per due amichevoli di successo, ma il mini-ritiro turco non si chiude certo col sorriso: «Per me stasera è difficile parlare di calcio. Avevo provato a chiamare Sinisa un paio di settimane fa, ma non mi ha risposto. Ci ha lasciato un personaggio di uno spessore enorme, che si è fatto volere bene da tutto il mondo», chiosa Sarri, con l’occhio lucido al termine dell’incontro vinto con l’Hatayspor. Quasi tre ore prima, sono le 17.15 (in Italia primo pomeriggio) quando a Side, provincia di Antalya, si sparge la triste notizia della scomparsa dell’ex biancoceleste, e cala un assordante silenzio, già prima del minuto muto accordato al fischio d’inizio. Ed è nera la maglia, la fascia al braccio, il lutto all’Emirhan Spor Kompleksi di tutta la Lazio.
IL RITORNO DI MAXIMIANO - Difficile concentrarsi sul campo. Più facile per Maximiano, motivato perché finalmente fra i pali dopo la papera al 6’ contro il Bologna, nella lontana vigilia di Ferragosto. Il portiere è attento, ma ancora in uscita poco reattivo, anche se sulla seconda rete nulla può. Buone le indicazioni in regia da Marcos Antonio, a parte qualche errorino. Pedro è il solito trottolino, Immobile dimostra di essere completamente guarito e si muove in lungo e in largo. Dopo il gol annullato a Casale per un fallo, è proprio Ciro a sforbiciare un bel cross di Lazzari al centro: inserimento e tap-in di Vecino. Uruguagio decisivo anche subito dopo, con il rigore conquistato, per cancellare il provvisorio pareggio di El Kaapi con un contropiede fortunoso. Immobile trasforma il penalty e poi assiste pure il tris di Pedro col mancino: «Mi mancava il campo e questo ritiro è servito per ripartire, ma il mio pensiero stasera va a Sinisa. Eravamo amici, le nostre famiglie pure, ci mancherà tanto», giura il capitano.
LA GRINTA DEI BABY - Nella ripresa entra Romagnoli, proprio il ragazzo che Mihajlovic ha lanciato alla Samp e poi voluto al Milan a ogni costo. Da bambino era un idolo di Alessio, che ora finalmente gioca nella Lazio e a fine incontro esplode in un pianto commosso: «A Sinisa devo tutto. Era un uomo vero, un papà, un amico. Ricevuta la notizia non m’interessava nient’altro». E infatti in mezzo a lui e Patric, arriva un cross di Corekci e, di testa, Andreda batte Maximiano. La Lazio si schiaccia e Sarri urla, non gli piace comunque l’atteggiamento. Entrano Cancellieri, Cataldi e soprattutto Milinkovic, attenzionato in campo dal 60’. Il serbo gi ca da fermo, il passo è compassato per evitare qualunque rischio perché c’è un edema interno alla caviglia con cui dovrà convivere sino all’inizio del campionato, a Lecce il 4 gennaio. Ma sono i baby a mettersi in risalto: stavolta anche Cancellieri ha il veleno e regala a Zaccagni il rigore del quarto gol. Il solito Luka Romero sfrutta i suoi minuti e trova il pokerissimo dall’angolo. Sarri è soddisfatto: «Anche se ci sono da limare due-tre errori dietro, i ragazzi han fatto un grande lavoro dal primo dicembre e mi hanno trasportato con il loro entusiasmo. Abbiamo fatto sinora un ottimo campionato e vogliamo continuare su questa strada anche al ritorno. Non sarà mai come il mio ex Napoli, questa Lazio. É un’altra squadra e stiamo costruendo un progetto giovane per il futuro con Lotito». Ma il patron da Roma non dimentica il passato: «Piangiamo Sinisa, un guerriero nella vita e in campo. Un esempio, campione d’Italia, ne resterà traccia indelebile nella storia della Lazio». Il Messaggero /Alberto Abbate