La scorsa è stata la sua ultima stagione in biancoceleste dopo molti anni, prima da calciatore e poi da direttore sportivo: Igli Tare ha lasciato la Lazio con un comunicato all'inizio della scorsa estate, facendo risonare ancor di più quelle voci di uno strappo dovuto alla presenza dell'allenatore Maurizio Sarri. E', questo, uno dei temi dell'intervista che Tare ha rilasciato a Il Corriere della Sera. Qui di seguito le sue dichiarazioni:  

"Via per colpa di Sarri? Assolutamente no. È stato scritto tanto su questo punto, ma non è così. Ho parlato con Lotito: dopo 18 anni era arrivato il momento di lasciarsi in modo civile, senza strappi. Sarebbe stato imperdonabile per tutti. La Lazio è nel mio cuore. Ma avevo bisogno di guardarmi intorno, studiare, conoscere altre realtà. No. Lui è un integralista, è vero, uno che vuole fare le cose a modo suo, è la sua cifra, la sua caratteristica. Chi lo prende, però, lo sa, non lo può cambiare. Io non ci ho mai litigato, ma non è facile, ha un modo suo di concepire il calcio e il lavoro. Anche Lotito gli somiglia: un presidente dal carattere fortissimo. A volte ho fatto da parafulmine — fa parte del lavoro di un bravo dirigente — ma il mio matrimonio con la Lazio era arrivato al capolinea. Sarri non c’entra. Dopo tanti anni, senti la necessità di vedere altri mondo. 

Lazio che non va bene? Intanto è agli ottavi di Champions con un turno d’anticipo. E poi ci vuole pazienza con i nuovi acquisti. Devono inserirsi, non sempre avviene in una settimana. È mancata anche un po’ di brillantezza offensiva. Può capitare, ma la stagione è lunga e la Lazio può recuperare. Come si costruisce una grande squadra? Devi studiare tanto, capire in quel determinato contesto cosa manca, dove puoi e devi migliorare. È un mosaico e tutte le tessere devono andare al posto giusto. E ci vuole anche la pazienza per aspettare qualche talento che non si inserisce subito. La lingua, le abitudini, un calcio diverso: arrivare in Italia non è facile per nessuno. Io al Napoli? Non ho sentito nessuno, dunque la mia risposta è no. Poi nel calcio può accadere tutto in un attimo: guardate quello che è successo in Nazionale: Mancini che va via e arriva Spalletti. Il nostro è un mondo veloce in continua evoluzione. C’entrano le offerte economiche, ovvio, ma anche i progetti di un club. Aspetto l’offerta giusta.

Simone Inzaghi? Lui era un predestinato: tutto il giorno a studiare calcio. Era normale che si migliorasse. Lo ha fatto con umiltà e impegno e ora è un tecnico completo. Se lo merita . 

  fonte Il Corriere della Sera
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