E' incredibile come velocemente cambino le cose nel calcio e questo Lazio-Napoli ne è la dimostrazione. Difficile pensare che le due squadre incapaci ieri di produrre un tiro nello specchio  solo qualche mese fa siano finite al primo e al secondo posto. Altro che spareggio per il quarto posto: se la situazione è questa è a rischio anche un posto in Europa, vista la concorrenza che si sta ampliando.

Sia Sarri che Mazzarri erano reduci dalle delusioni della Supercoppa, seppur in modo diverso, ma era difficile immaginare una partita con così poche emozioni. L’unica vera conclusione è stata a inizio secondo tempo quando Castellanos ha realizzato una rete in rovesciata dal limite dell’area di rigore, poi annullata per fuorigioco. Sempre Taty poi si è visto respinto un colpo di tacco da Ostigard. Tutto qui: il Napoli non ha concesso altro, ma non ha nemmeno creato nulla.

Mazzarri non aveva molte scelte vista la coppa d’Africa, le squalifiche e il calciomercato, quindi ha scelto la difesa a tre, il centrocampo a cinque, davanti Politano e poi Raspadori come unica punta. In questo modo il Napoli ha recuperato solidità, ma è stato poco offensivo.

Alla noia dell’Olimpico ha contribuito anche la Lazio, che a differenza del Napoli lamentava solo le assenze di Immobile e Zaccagni. Sarri ha scelto ancora la forza di Cataldi e Guendouzi, lasciando il ruolo di ideatore a Luis Alberto. Nel primo tempo la Lazio ha provato con i rilanci lunghi, ma mai pungendo realmente, se non con un paio di fiammate di Isaksen. Nella ripresa è aumentata la superiorità territoriale, ma la Lazio ha peccato di prudenza nelle scelte: troppi i passaggi orizzontali in eccessiva sicurezza, solo una volta c’è stata una verticalizzazione da Cataldi a Isaksen per il tacco di Castellanos. La Lazio si è poi svegliata nei minuti di recupero in seguito agli ingressi di Rovella e Vecino, ma non abbastanza da sfondare.

La Gazzetta dello Sport  
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