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In un lampo il nuovo allenatore, in pieno stile Lotito. Due giorni fa l’intesa e adesso la benedizione per il prossimo tecnico della Lazio, pronto a insediarsi da lunedì una volta archiviata la sfida col Frosinone, che comunque guarderà per valutare ulteriormente il materiale a disposizione nel match contro il Frosinone dopo averlo già approvato due sere fa nell’incontro a Villa San Sebastiano.

In attesa di reclutare il resto dello staff da portarsi a Formello, dove ieri ha fatto un primo briefing, il croato sta ragionando su come adattare al meglio la rosa biancoceleste al suo classico modulo, il 3-4-2-1. Se si rimproverava a Sarri del suo integralismo di certo il croato non è da meno. Nelle sue prime due esperienze in carriera infatti, Verona e Marsiglia, non ha mai cambiato atteggiamento tattico ottenendo a fine stagione un nono posto con i gialloblù e un terzo con l’OM prima delle dimissioni. Principi precisi e trazione offensiva nonostante il passato da difensore (e all’occorrenza centrocampista) roccioso, e a dimostrarlo sono i 154 gol prodotti in 88 panchine ufficiali a fronte dei 114 incassati.

CAMBIO IN VISTA - Chissà se questi numeri risveglieranno dal torpore l’attacco della Lazio, ferma a 43 centri in 38 match. Ci spera Immobile, che da capitano ripartirà titolare come terminale offensivo del nuovo allenatore biancoceleste. Sulla trequarti iniziano i dubbi. Zaccagni e Luis Alberto sono in pole, ma attenzione anche a Kamada che potrebbe mettersi in mostra in un ruolo che gli è più congeniale dopo diversi mesi di anonimato. Pedro e Isaksen, molto più ali, invece potrebbero soffrire il nuovo assetto, così come Felipe Anderson, in scadenza e ormai formato per agire sulla fascia. Non è escluso che Tudor pensi al brasiliano come opzione sulle corsie di centrocampo, dove al momento la Lazio avrebbe come profili adatti solo Lazzari e Pellegrini (Valeri arriverà solo in estate), con Marusic e Hysaj più compassati e utilizzabili anche dietro come “braccetti”. In mezzo al campo c’è l’imbarazzo della scelta con calciatori di tutti i tipi: Cataldi per le verticalizzazioni, Rovella per il contenimento, Vecino per gli inserimenti e quel Guendouzi (che però Tudor a Marsiglia vedeva più avanzato) per il dinamismo. Il terzetto arretrato ad oggi difficilmente non sarebbe formato da Patric, Romagnoli e Gila.

IL PRESIDENTE - Un organico del quale l’allenatore croato si è mostrato subito convinto con Lotito, che ha spiegato così la scelta: «L’appuntamento l’ho deciso all’ultimo momento – ha rivelato a Il Messaggero – e ho scelto Tudor, perché ho detto che serviva un uomo di ferro, un sergente che usasse bastone e carota con lo spogliatoio. Lo volevano la Roma e il Napoli e non ci è andato. Ha scelto noi e siamo contenti. Adesso ripartiamo tutti da capo con il vecchio spirito». Nel tardo pomeriggio di ieri il presidente è stato protagonista nella conferenza sui bilanci delle società organizzata dall’ex calciatore Guglielmo Stendardo alla Luiss dove è tornato sulle dimissioni di Sarri: «Facciamo chiarezza: lui mi ha riferito di avere avuto la sensazione di essere stato tradito. Da chi? Questo lo dovete chiedere all’allenatore». Infine, a proposito di bilanci, la frecciata alla Roma: «Una squadra che ha 550 milioni in negativo tecnicamente è fallita, ma meglio non fare nomi». Il Messaggero/Valerio Marcangeli

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