Ancora un gol. Ed è entrato nella top 10 dei migliori marcatori di tutti i tempi in Serie A. Ciro Immobile continua a costruire la propria leggenda. Con la rete alla Fiorentina ha agganciato Gilardino, Del Piero e Signori a quota 188. Si tratta di due campioni del mondo (i primi due, entrambi nel 2006) e un vice-campione del mondo (l'ex laziale, nel 1994). Non giocatori qualsiasi. "Ogni anno punto a migliorarmi, l'età avanza ma ho compagni che mi mettono nelle condizioni di esprimere il mio massimo potenziale, sanno dove e come voglio la palla - ha spiegato il 17 biancoceleste -. E io, maturando, sto riuscendo a inserirmi in alcuni meccanismi mentre in passato facevo fatica. Sarri e il suo staff sono professionisti che ti fanno amare questo sport e vogliono il massimo da tutti. Io cerco di dare una mano nello spogliatoio, questo gruppo ogni tanto ha dei black out mentali e io e gli altri leader della squadra sproniamo i compagni a dare il massimo. È bello far parte della storia di questa squadra, mi hanno sempre fatto sentire una parte importante del progetto e questo è fondamentale per ognuno di noi, quando ti senti bene in un posto riesci a dare di più".

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Fin dal giorno della sua presentazione, nel 2016, Ciro parlò di alcuni dei più grandi giocatori della storia del club. Dopo il periodo difficile vissuto fra Dortmund (il ds giallonero Zorc disse perfino che aveva il voltastomaco a leggere le dichiarazioni di Immobile che lamentava poco aiuto della società nel farlo inserire) e Siviglia è arrivato a Roma con la massima umiltà. Non ha solo studiato la storia del club, l'ha voluta capire e fare sua. Si è sempre sacrificato per la squadra, giocando spesso anche in condizioni fisiche non buone. L'esempio massimo è quel Lazio-Inter ultima giornata del 2018: ci si giocava un posto in Champions, lui aveva saltato le due partite precedenti per un problema alla coscia (e arrivarono solo due pareggi con Atalanta e Crotone). Non era a disposizione nemmeno per la sfida ai nerazzurri, ma scese comunque in campo, restandoci per 75 minuti. Uscito lui ecco il patatrac: con i gol di Icardi e Vecino l'Inter passò dal 2-1 al 2-3, prendendosi il quarto posto. Le difficoltà della squadra in sua assenza evidenziano il fatto che oltre che tecnicamente c'è bisogno di lui caratterialmente. Come guida. E Ciro lo sa. Anche per questo è sempre pronto a segnare per la sua Lazio. Ancora un gol. E poi un altro. Sono 188 in totale in biancoceleste. CorriereDellaSera/Elmar Bergonzini

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