CdS | Inzaghi e un mondo capovolto: ecco la storia di un amore infinito
Il 13 settembre del 1998 Simone Inzaghi debuttò in Serie A: Piacenza-Lazio, 1-1, subito un gol. Il destino si è colorato subito di biancoceleste, diventando un vero e proprio colpo di fulmine. Perché a meno un anno di distanza, Sergio Cragnotti, acquistò proprio Inzaghino, 23 anni, una faccia d'angelo e una carriera da predestinato. Il 16 ottobre, cioè oggi, Simone rientrerà nello Stadio Olimpico con un'altra divisa. Sono passati quasi 23 anni, mezza vita per un uomo che il 5 aprile scorso ha festeggiato i 45. Adesso allena l'Inter, squadra campione d'Italia. Una sfida colossale, iniziatasi nella notte tra il 26 e il 27 maggio, quando il club nerazzurro lo contattò al cellulare con l'aiuto di Tullio Tinti. Lui era stato appena con Claudio Lotito, che gli aveva proposto il rinnovo di un contratto in scadenza. "La data mettila tu, per noi sei l'allenatore a vita della Lazio" gli disse il presidente, che aveva davvero tirato la corda per troppi mesi. Tre i trofei conquistati da allenatore della Lazio: una Coppa Italia e due Supercoppe d'Italia. Poi anche il record d'imbattibilità della squadra: 21 partite consecutive a punti. Ma da giocatore Inzaghino era stato ancora più bravo, ovviamente sostenuto da una Lazio stellare: uno scudetto, 3 Coppe Italia, 2 Supercoppe d'Italia, 1 Supercoppa Europea. Più il record di gol realizzati nelle manifestazioni internazionali (20) e il record di maggior numero di reti in una sola partita di Champions (4 contro il Marsiglia). Numeri che raccontano il motivo per cui Simone è e resterà per sempre nella storia del club. È stata una telefonata a cambiare il destino di Inzaghi, considerato dall'Inter l'unico in grado di raccogliere l'eredità di Antonio Conte. Mai una polemica, mai una lite, mai una parola fuori posto. A Roma Simone è cresciuto anche come uomo, non solo come giocatore. Simone ha sempre studiato tanto. Il 3 aprile 2016 prendendo il posto di Pioli dopo aver vinto 2 Coppe Italia e una Supercoppa d'Italia con la Primavera, ha esaudito il sogno della vita. Cinque anni tra alti e bassi, poi la rottura. Simone ha scelto l'Inter perché è un allenatore ambizioso. Ovvio che il cuore è a pezzi e che oggi, osservando il centro della Curva Nord, dovrà concentrarsi e stare molto attento. Non dovrà più accompagnare a bordo campo, come un compagno di squadra, gli scatti di Immobile ma la sapiente regia offensiva di Dzeko. Il suo mondo si è capovolto. Corriere dello Sport.