Il Messaggero | Lazio-show: la squadra è con Sarri
FIRENZE - Questo è il nuovo Sarrismo. Difesa totale, palleggio, lancio lungo a Milinkovic e Immobile, e tutti si abbracciano. Sembra un ritorno all'antico, invece è un moto d'orgoglio verso il futuro. È la risposta migliore al mercato stitico dal campo. E il riscatto di chi è rimasto ed è pronto a dare il doppio per la Lazio. Il patto del gambero, stretto mercoledì a pranzo, sembra d'acciaio: l'allenatore ora ha la squadra in pugno. Sono tutti per uno e il sorriso di Maurizio stavolta è un arcobaleno: «Dal primo anno di Napoli non mi divertivo così tanto. Questa squadra era in crescita da diverso tempo, ma gli allenamenti di questa sosta ci hanno portato a un livello più alto. Con la Fiorentina abbiamo messo più qualità del solito ed è arrivato il risultato pieno». Non c'è solo un'imbattibilità biancoceleste di 437”, c'è il sorpasso ai viola e l'aggancio alla Roma a 39 punti in classifica per il rilancio europeo:«Non solo è la prima volta che vinco al Franchi - sottolinea ancora Sarri - ma qui ci ho persino rimesso uno scudetto». Qui adesso invece può nascere il progetto che aveva in mente già a luglio. Perché a gennaio non e arrivato nessuno, ma uno come Milinkovic ce l'ha solo Lazio. E dagli Uffizi spedisce un'altra cartolina in serie A come al suo sbarco. Per poco Orsato non vanifica tutto, e allora Immobile mette il successo al sicuro: «Abbiamo un attaccante che fa 30 gol da 5 anni e va sfruttato con le caratteristiche di ripartenza che abbiamo».Finalmente anche Sarri scioglie il suo integralismo, così si riconquista tutto lo spogliatoio.
SALE IN CATTEDRA LUIS - Rilanciati a sorpresa Lazzari e Leiva, il Franchi scopre subito il sostituto di Vlahovic, Arthur Cabral. Il brasiliano prima prega, poi sfoggia subito stazza e tecnica. Si riaccende l'entusiasmo viola: non conta più il tradimento di Dusan, ma la gioia di essere tornati in tanti a sventolare le sciarpe - almeno al 50% - in casa. Ci sono pure mille laziali nel settore ospiti, loro invece non dimenticano la contestazione a Lotito e Tare a inizio gara. Anche perché la Fiorentina parte a cento all'ora, è violenta come aveva previsto Sarri alla vigilia. Pressa, ringhia, ma la Lazio accetta la sfida e prova a uscire con palleggio e qualità. I biancocelesti, se devono, scaricano anche all'indietro, senza paura. E poi ripartono sugli esterni, manovrano, tentano di pungere in profondità. In realtà, nei primi minuti nessuno rischia, perché i 4-3-3 si annullano, c'è poca libertà e tanta misura. Callejon è una spina sulla fascia finché Marusic non lo abbatte e lo spegne sino alla ripresa. Eppure sull'altro esterno l'asse Sottil-Birgaghi non molla: cross per la capocciata di Cabral, paratona di Strakosha, che festeggia la sua 150esima presenza rotolando per terra. Dopo un brivido su Bonaventura e la traversa sfiorata da Torreira, cambia proprio l'antifona. La Fiorentina osa troppo e si sbilancia. La Lazio ha pazienza e Luis Alberto sale in cattedra: vede Immobile a rimorchio in contropiede, ma Terracciano mura Ciro e poi pure Pedro con maestria. Peccato che Zaccagni svirgoli sulla respinta. I contropiedi biancocelesti diventano una assedio, Milenkovic anticipa Immobile in scivolata. Sarri applaude questo calcio e anche l'intero sacrificio della squadra, nonostante Pedro sia impreciso sotto porta.
SEMPRE LORO - Forse Sarri ha ritrovato il vero "Mago" Luis Alberto. Nella ripresa sgancia invece il solito Milinkovic centravanti mascherato. Immobile viene fuori, Zaccagni lo serve di collo estero: il serbo si inseriscee la mette di piattone dietro Terracciano. Tempi giusti e posizione d'un filo. Sergej mostra la lingua e si strappa l'aquila sul pet- to sotto lo spicchio dei tifosi: «Perché non ce l'hanno con noi, ma con la società per quanto successo...». Il suo ottavo centro rischia d'essere un'illusione, ma per fortuna Orsato rivede il penalty concesso a Castrovilli. E allora Immobile può mettere il risultato al sicuro. Lancio di un Patric, perfetto su Cabral anche dietro: Nastasic buca Ciro si invola e timbra con un rigore in movimento. E il 173esimo gol in A, il sesto al Franchi, il diciottesimo (oltre due assist) in questo campionato. Peccato non sia suo il terzo centro: la deviazione di Biraghi dice autogol, anche se Immobile (sul secondo assist di Zaccagni) supera in dribbling Terracciano e la mette dentro. Poco importa, il Ciro d'Italia continua all'infinito e a Firenze merita già un monumento. Il Messaggero/Alberto Abbate