Le due squadre calcistiche romane, la società sportiva Lazio (con la Fondazione S.S. Lazio 1900) e l’associazione sportiva Roma, unite da un progetto diretto alle scuole romane per battere l’antisemitismo e coltivare la memoria dell’atroce razzia degli ebrei romani nell’ottobre 1943. Una chiara presa di distanza dagli ignobili cori antisemiti che, negli ultimi tempi, si sono sentiti durante alcune partite nelle curve degli ultrà e che hanno provocato il preoccupatissimo sdegno della presidente della Comunità Ebraica romana, Ruth Dureghello: «Gli stadi non possono essere zone franche della società italiana dove l’antisemitismo viene sdoganato e legittimato».

Venerdì prossimo, Giorno della Memoria, i rappresentanti delle due società andranno in visita al liceo classico sperimentale «Bertrand Russell» in via Tuscolana 208. Sarà la prima tappa di un articolato itinerario già cominciato lo scorso anno e che si concluderà il prossimo 16 ottobre, ottantesimo anniversario dell’inizio della deportazione degli ebrei romani, con un viaggio nei luoghi della Memoria nei campi di sterminio con una rappresentanza degli studenti delle scuole coinvolte.

Gli ebrei romani deportati furono in tutto 2.091, come spiega la lapide collocata in largo 16 ottobre 1943, tra il rastrellamento dell’antico Ghetto proprio del 16 ottobre e i mesi successivi: tornarono solo 73 uomini, 28 donne e nessun bambino su 1.067 uomini, 743 donne e 281 bambini. Con i rappresentanti delle due squadre arriveranno alcuni studenti-tutor del liceo ebraico «Renzo Levi», che porteranno le prime copie di un fumetto che racconta le storie di alcuni atleti ebrei, calciatori ma non solo, che prima subirono gli effetti devastanti delle leggi razziste e poi furono deportati.

 Il fumetto sarà poi distribuito in molte altre scuole romane, secondo il progetto realizzato col patrocinio sia della Comunità Ebraica capitolina che della Regione, e sarà subito visibile sui siti delle due squadre. Verrà raccontata, tra le altre, la storia di Geza Kertesz, l’allenatore ungherese che sedette sulle panchine sia della Roma che della Lazio. Tornato in patria con l’interruzione del campionato di calcio a causa della guerra, entrò in un’organizzazione della Resistenza, riuscì a salvare decine di ebrei e di oppositori politici e si travestì addirittura da soldato della Wehrmacht per organizzare fughe di ebrei dal ghetto di Budapest. 

Scoperto e arrestato, venne fucilato dai nazisti pochi giorni prima della liberazione della capitale ungherese, il 6 febbraio 1945. Ed è solo una delle tante storie che verranno raccontate nel volume, progetto congiunto della Lazio e della Roma. Si legge nella nota della società guidata dal presidente Claudio Lotito che la squadra e la fondazione intendono «onorare la memoria dei tesserati biancocelesti delle diverse sezioni vittime della tragedia storica del 16 ottobre 1943 e il proprio impegno contro ogni forma di discriminazione ricordando il valore dello sport, di ogni sport, quale strumento di crescita dei giovani e portatore di una insostituibile funzione sociale e ed educativa».

La nota della Roma afferma che la squadra «intende ribadire il proprio impegno in favore della comunità locale attraverso progetti e campagne come questa, rivolti al sostegno e alla crescita dei giovani, riconoscendo nello sport una primaria e insostituibile funzione sociale ed educativa» L’iniziativa di venerdì prossimo è una prima risposta concreta all’allarme sulla rinascita dell’antisemitismo tra i tifosi lanciato dalla presidente Ruth Dureghello che però non riguarda solo le squadre ma anche la Procura federale del calcio.

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