Il Messaggero | Lazio, altro Ciro altra corsa
Altro Ciro, altra corsa. Immobile torna a casa e si ricarica. E la Lazio, la sua patria. Nei numeri, ma soprattutto nella sua faccia più rilassata. E stato un week-end difficile, ma si è rigenerato in famiglia: «Eccola la mia felicità», scrive in un post su Instagram, come didascalia di una scatto con i piccoli Giorgia, Michela e Mattia. La moglie Jessica da giorni sparge like ai tanti tifosi biancocelesti, che difendono il marito sui social a spada tratta. Ne ha messo e rimosso uno a chi ne invocava l'addio definitivo alla maglia azzurra. Per carità, il capitano ci sta pensando, ma sarà una decisione solo sua. Di sicuro, la delusione è ancora tanta, Immobile era quasi in lacrime giovedì sera al Barbera dopo la debacle contro la Macedonia. Al ritorno a Formello Ciro sorride, riabbraccia i compagni e Sarri se lo coccola. Ieri, la ripresa: il tecnico lo trascina prima nel suo stanzino per capire quale sia il contraccolpo nella testa. Poi in campo ci scherza, lo fa distrarre e lo consiglia. Guai a farsi travolgere dalla bufera, guai a sentirsi il capro espiatorio dell'addio al mondiale in Qatar, guai a prendere adesso qualsiasi scelta azzardata e dettata dalla rabbia. Ci penserà più avanti se la sua avventura con l'Italia è davvero finita. Ora deve continuare a dimostrare soltanto chi è il re della Serie A. A quota 21 gol, a pari merito con Vlahovic, è ancora il capocannoniere e deve subito tornare a centrare la porta. E l'unica cosa che conta.
NEL MIRINO QUAGLIARELLA - La prima volta che iniziarono le feroci critiche contro le sue prestazioni in azzurro, il rendimento di Immobile ne risentì anche con la Lazio. Adesso è forgiato, ma questo pericolo va comunque scongiurato. Ciro è rimasto a secco nel derby, deve riprendere il suo impressionante ruolino. Su rigore, contro il Venezia aveva superato Piola, raggiunto 144 reti gol, 176 in A, è a -2 da Boniperti 14esimo. Gli mancano 5 centri per superare Quagliarella e diventare il bomber più prolifico in attività del campionato nostrano. Anche Lotito lo ha chiamato per rincuorarlo e proteggerlo, guai a toccargli Ciro. Per il patron Immobile è quasi un figlio, non ha badato a spese (premi e stipendio) per trattenerlo alla Lazio, nonostante dalla Cina avrebbero fatto follie per rubarglielo. Ora però servono le sue reti nelle prossime otto giornate per riagguantare l'Europa e aiutare il club a livello economico. Gli introiti delle Coppe sarebbero ossigeno oltre quelli degli sponsor: 30 milioni (in 3 anni) da Binance e 22.4 (2,8 per 8 anni) da Mizuno.
APPROVAZIONE DEL BILANCIO - Da giorni proseguono riunioni e incontri a Villa San Sebastiano. Il 20 aprile si conosceranno i termini dell'indice di liquidità, valido anche per l'iscrizione al campionato, ma è più ottimista Lotito. Eppure, domani il consiglio di gestione approverà la semestrale di marzo: si punta a colmare un buco di quasi 30 milioni nel bilancio. Nel futuro immediato sarà necessario un piano di ridimensionamento. E questo il motivo per cui la Lazio lascerà andar via molti giocatori a parametro zero. Hanno rinnovato Marusic e Radu, a sorpresa offerto un rinnovo a Patric (corteggiato dal Valencia) a basso costo. Sarà addio con Luiz Felipe rientrato nella capitale con una distorsione al ginocchio. Sarri è in ansia in difesa per sabato, anche perché stasera Acerbi giocherà titolare in azzurro. Anche con il 34enne si va verso il divorzio (osservato dell'Inter), per far rientrare l'ingaggio di Romagnoli è l'unico modo. Offerti Igor della Fiorentina e Josip Sutalo della Dinamo Zagabria. Occhio a Wout Faes, difensore del Reims, belga classe '98. Nel vertice della scorsa settimana Sarri e Tare hanno visionato Palmieri, alcuni giovani, Vecino e altri svincolati su Wyscout: Djuricic e Saponara sono occasioni gratis, eventualmente al posto di Luis Alberto. Eppure, è proprio il genio ribelle spagnolo, l'uomo che illumina Immobile e può fargli ritrovare il sorriso. A maggior ragione col Sassuolo, quando mancherà Pedro squalificato. Sarri prega Mancini di lasciare pure Zaccagni nel congelatore turco. Il Messaggero/Alberto Abbate