Il Tempo | Frenata Lazio
Altro che fuga Champions, la Lazio si complica la vita lasciandosi battere all’Olimpico da un Torino indemoniato. Decide un tiro senza pretese del vecchio obiettivo di mercato Ilic con l’aiuto della prima papera stagionale di Provedel e la serie positiva si ferma a otto gare dopo l’ultima sconfitta che era arrivata sempre in casa contro l’Atalanta, lo scorso 11 febbraio. Succede, gira tutto male, gara maledetta contro un avversario che gioca la migliora partita della stagione: ride Cairo che manda all’inferno il «nemico» Lotito e il Toro fa festa con i cento tifosi presenti in un Olimpico pieno come ai bei tempi (oltre cinquantamila spettatori di fede laziale).
Che non fosse la giornata giusta si è capito dopo trenta secondi quando il Milinkovic granata ha respinto poco oltre la linea un colpo di testa di Zaccagni dopo un clamoroso errore del portiere. Tant’è, la Lazio si è smarrita dopo l’arrembante avvio per colpe proprie (patito il primo caldo stagionale) e dell’arbitro Ghersini, poco impiegato finora e si capisce anche il motivo. Meglio la pensione immediata, ha innervosito tutto lo stadio e soprattutto i giocatori con una serie incredibile di decisioni inspiegabili. La partita si è trasformata ben presto in una persecuzione, gioco duro della squadra di Juric permesso mentre i biancocelesti venivano puniti a ogni intervento falloso. Sarri si è dovuto calmare più volte e, a fine partita, ha elogiato i suoi che non hanno perso la testa. Si va dal rigore negato a Hysaj al gol che parte da una rimessa laterale irregolare ma al Var Nasca è rimasto in silenzio senza intervenire a salvare l’inadeguato collega in campo. Con questa doverosa premessa, vanno sottolineato i demeriti della Lazio, incapace stavolta di organizzare un piano alterativo di gioco contro Juric.
Non è un caso che negli ultimi due anni Sarri ha raccolto solo tre pareggi e la sconfitta di ieri senza mai riuscire a sconfiggere il rivale. Solo nel finale si è provato a saltare il centrocampo con i lanci per Milinkovic ma le occasioni da gol sono state pochissime come i tiri in porta (Luis Alberto e Zaccagni, entrambi in difficoltà col gioco duro avversario). Inutile anche i cambi con Immobile costretto a entrare a inizio rirpesa dopo una settimana di tormenti. Migliore l’impatto di Marcos Antonio rispetto allo spento Vecino e nel finale quello di Lazzari che ha spinto a destra. Casale ha sostituito Patric e Pellegrini nel finale si è fatto apprezzare per un paio di cross. Assalti inutili, la Lazio è apparsa svuotata nonostante la settimana senza coppe quasi fosse convinta di aver raggiunto l’obiettivo. Che invece è distante. Tanto. Perché ci sono all’orizzonte le due trasferte a Milano in sei giorni, in mezzo il match interno col Sassuolo, altro avversario pericoloso: la classifica può ancora subire ribaltoni. Serve concentrazione e la Lazio rimasta a La Spezia. Il Tempo/Luigi Salomone