Per parlare della sua esperienza in biancoceleste è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni un ex giocatore: Adelmo Eufemi detto Memmo, un difensore molto apprezzato per le sue doti tecniche e atletiche. Da giocatore biancoceleste, le sue prestazioni destarono l'interesse di società blasonate come il Milan, ma la passione per la Lazio e la volontà della società di non cederlo furono più forti delle tentazioni di mercato. Dopo essere cresciuto nelle giovanili dell'Anzio è stato acquistato dalla Lazio in cui ha militato a lungo, conquistando con la formazione biancoceleste la Coppa Italia 1958 e disputando più di 100 incontri in Serie A. Memmo ha vissuto per intero la parabola della Lazio negli anni 50 e 60. Dal 1969 al 1976 ha ricoperto vari ruoli, quali: osservatore, collaboratore tecnico, allenatore delle giovanili, allenatore in seconda di Corsini e infine ha collaborato con Maestrelli e Lovati alla conquista dello scudetto del 1974.  Memmo vive tutt'ora ad Anzio e segue con amore le vicende della sua Lazio. Di seguito le sue dichiarazioni.

Adelmo Eufemi Memmo

 

Da Anzio alla Lazio: come è successo di indossare una maglia così importante? 

Inizialmente mi voleva la Roma ma ho rifiutato, forse erano proprio i colori che non mi soddisfacevano. Il mio allenatore credeva molto in me ed era amico del vice-presidente della Lazio e allora decise di portarmi in questo club così importante. Nel 1954, a soli 19 anni, sono diventato un calciatore della Lazio preso a parametro zero.

Quasi 10 anni e oltre 100 volte in campo con la maglia della Lazio: il giorno più bello e quello più brutto di quegli anni?

Senza ombra di dubbio il giorno più bello è stato quando il presidente Siliato ha riunito la squadra in sede perché mi doveva premiare per la centesima partita giocata in Serie A consegnandomi un orologio d'oro davanti a tutti i miei compagni. Un altro momento che custodisco ancora con amore è stato quando, insieme a Bob Lovati, ho fatto il tecnico in seconda della Lazio di Maestrelli. Il giorno più brutto? Non è stato soltanto quando mi sono infortunato durante il primo campionato in Serie B ma anche quando ci è stato annullato il gol nella partita contro il Napoli per via della famosa “rete bucata”. Il nostro  presidente voleva ritirare la Lazio dal campionato. 

Nel 1958, dopo aver vinto la Coppa Italia, la Lazio è stato il primo club a fregiarsi della coccarda sulla maglia. Come ti sei sentito ad indossare la coccarda sul cuore? È stato difficile portare a casa questa Coppa?

Ogni volta che prendevo la maglia per indossarla mi emozionavo perché ero consapevole del fatto che i primi a fregiarsi della coccarda sulla maglia eravamo proprio noi. Un'emozione unica. Portare a casa la Coppa Italia è stato difficile perché si articolava su sedici turni facendo sempre sia l'andata che il ritorno di ogni squadra che si incontrava e andando in trasferta con il treno, facendo lunghi viaggi. Le partite erano tante, giocavamo sia a metà settimana che la domenica in Serie A. 

Hai scritto un tuo libro “La mia vita per la Lazio - Storia di un calcio che non c’è più” in cosa si è evoluto il calcio? Quali sono le cose che sono state migliorate rispetto a quando giocavi tu? 

Sicuramente sono cambiate tantissime cose e devo dire che è meglio così. Un esempio è il pallone da gioco, ai miei tempi era più pesante rispetto a quello che si usa adesso e gli stessi scarpini avevano i tacchetti con i chiodi, oggi fortunatamente sono completamente diversi! Libro? Si ho scritto un mio libro ma  , non ho detto tutto.. molte cose delicate le ho tenute per me, le ho appuntate perché sto valutando se scriverne un altro. All'interno del libro ho ricordato tanti grandi compagni che hanno vissuto insieme a me questi momenti bellissimi.

Con il continuo sviluppo della tecnologia è stato introdotto il Var per esaminare situazioni dubbie (cosa che in passato non c’era) cosa ne pensi? L’avresti voluto avere anche nel calcio della tua epoca a disposizione per evitare qualche errore arbitrale? 

Sono cambiate tante cose; una volta all'arbitro gli si dava del Lei e si chiedeva scusa per aver commesso un fallo all'avversario. Inevitabilmente se avessimo avuto il Var parecchie situazioni sarebbero state esaminate in una maniera differente. Il gol di Seghedoni annullato nella partita contro il Napoli (a causa della rete bucata) ci ha fatto portare a casa un punto permettendo al Napoli di salire in Serie A e lasciando la Lazio in Serie B. Inizialmente il gol era stato convalidato ma il guardalinee ha visto il pallone fuori la rete e ha segnalato una rimessa dal fondo. Il Var in quel caso avrebbe cambiato il nostro destino e forse anche il mio perché nello stesso campionato mi sono rotto un ginocchio e poi non ho più giocato.

Sono passati ormai tanti anni; la tua Lazio ha visto indossare nuove maglie a diversi giocatori, anche la società è cambiata più volte. Cosa ne pensi di questa Lazio? Ti piace?

No, non mi piace. Il presidente Lotito è stato bravo a salvarci dal fallimento ma dopo si è un po' perso. Voglio ringraziare tutto il popolo biancoceleste per quello che hanno sempre detto nei miei confronti e per l'amore che hanno sempre dato a questa società. Grazie e Forza Lazio! 

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