ESCLUSIVA | Da Sarri alla Champions passando per il derby e la Nazionale: Vecino si racconta | VIDEO
A cura di Elisa Di Iorio, Arianna Di Pasquale, Andrea Iustulin e Patrizio Pasqualini.
Fiorentina, Cagliari, Empoli, ancora Fiorentina, Inter e Lazio i suoi club in Italia. Montella, Lopez e poi Pulga, Sarri, Sousa, Spalletti, Conte e di nuovo Sarri i tecnici con cui ha giocato in Serie A. Uno scudetto, una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia i trofei messi in bacheca negli ultimi anni. Lui è Matías Vecino, centrocampista laziale e uomo di fiducia del tecnico toscano, tanto che quest'estate, quando il Galatasaray ha provato a portarlo in Turchia, l'allenatore è stato chiaro: "Vecio non rompere i coglioni, non puoi andare via". Ama il mate, si divide tra la Lazio e la famiglia, gioca con il numero 5 sulle spalle ed è un punto fermo della Nazionale uruguaiana.
Con la Lazio un secondo posto, quello dello scorso anno, che pochi avrebbero pronosticato ad inizio campionato, gol pesanti ed ora una classifica da risalire, senza trascurare Champions League, Supercoppa e Coppa Italia.
Dall'ultimo derby giocato soltanto pochi minuti a causa di un infortunio, passando per il rapporto con Sarri, i compagni di spogliatoio e la sua vita privata: il classe '91 si è raccontato in esclusiva ai microfoni di LazioPress.it.
Come stai fisicamente?
“Sto meglio, ho cominciato le cure per l’infortunio. Vediamo come starò la settimana prossima, provo a recuperare per la partita di Salerno sennò torno con il Cagliari visto che in Champions League sono squalificato. Purtroppo, noi calciatori viviamo questo tipo di situazioni tra le partite, gli allenamenti e i viaggi, quindi, è normale avere qualche problema fisico. Mi dispiace perché abbiamo bruciato un cambio nel derby e il Mister non ha potuto fare altro. Tutto sommato abbiamo fatto una buona prestazione e con poco più coraggio potevamo anche vincere”
Domenica scorsa al triplice fischio avete guadagnato un punto o avete il rammarico per le occasioni non capitalizzate?
“Bastava solamente un po' di coraggio per portare a casa la partita ma comprendo che sono gare chiuse e con tanta tensione e quindi nei minuti finali preferisci non regalare nulla”
La Lazio sta ritrovando solidità difensiva ma manca ancora l’efficacia in attacco, come vi spiegate questa difficoltà?
“Non siamo partiti bene perdendo la solidità che ci ha contraddistinti per tutto lo scorso anno. Ma non penso che il problema sia la difesa perché tutto dipende dalla squadra, abbiamo cambiato tanti giocatori con alcuni di loro che sono arrivati proprio a ridosso dell’inizio del campionato e inserirsi nei meccanismi precisi di Sarri non è facile. Il Mister ha cercato di cambiare adottando nuove soluzioni e abbiamo fatto fatica, in più il calendario non ci aiutava. Dopo una brutta partita come quella con il Genoa dovevamo andare a Napoli, poi la Juventus dopo la sosta. Non potevamo alzare un attimo la testa perché gli impegni erano tutti davvero difficili. Nell’ultimo periodo penso che stiamo ritrovando la nostra solidità eccezion fatta per la gara in Olanda, ora dobbiamo migliorare la fase realizzativa”
Si è parlato molto di Ciro Immobile negli ultimi mesi, come lo vedi?
“Le critiche fanno parte della nostra carriera, con una partita buona si diventa fenomeni e con una sottotono viene messo tutto in discussione. Per Ciro parlano i numeri, la carriera di un giocatore non è mai lineare con continui alti e bassi indipendentemente dall’età”
Sta mancando l’apporto degli esterni offensivi?
“Come squadra dobbiamo metterli maggiormente in condizione di cercare l’uno contro uno, attacchiamo poco lo spazio senza palla, senza dimenticare che gli avversari ci conoscono. Studiano alla perfezione i movimenti di Zaccagni e Felipe Anderson, noi dobbiamo essere bravi nel far circolare la palla più veloce possibile per permettere a loro di avere il tempo di fare la differenza”
La conclusione da fuori può diventare una soluzione più frequente?
“E’ un’opzione che dobbiamo sfruttare maggiormente perché crea un’alternativa quando non si riescono a trovare spazi. L’anno scorso ci ha portato diversi punti importanti”
Tra i nuovi acquisti chi ti ha stupito di più e cosa possono dare a questa squadra?
“Sono arrivati giocatori importanti con tante partite alle spalle, forse Rovella è il più giovane che sta iniziando la sua carriera a certi livelli in relazione agli altri. Arrivare in un contesto con un meccanismo così preciso non è semplice, serve del tempo per capire bene cosa chiede il Mister. Basta vedere Isaksen che si impegna al massimo per fare tutto ciò che gli viene chiesto ma non riesce ancora a giocare con scioltezza, sicuramente con il tempo mostrerà il suo potenziale. Sono sicuro che daranno tutti un grande contributo quest’anno e nelle stagioni successive”
Te meglio di altri sai quanto tempo occorre per entrare in sintonia con Sarri, quanto è cambiato rispetto ad Empoli?
“Molti di loro arrivano dall’estero e quindi hanno un’altra cultura con abitudini calcistiche diverse dall’Italia, è normale che ci impieghino più tempo. Capire i meccanismi non è così complicato, il difficile è entrare nella sua testa per fargli arrivare a dire: “Ok, è pronto per giocare”. Per Sarri è più importante trovare la fiducia nei giocatori che i movimenti da fare in campo. Mi conosce da tanti anni, quando c’è bisogno può contare su di me e per un calciatore questo è davvero importante”
Te lo ha chiesto anche questa estate quando è arrivata l’offerta del Galatasaray?
“È stata una sorpresa per me perché è arrivata alla fine del mercato, la prima cosa che ho fatto è stata parlare con l’allenatore per capire cosa pensa visto che erano arrivati anche nuovi giocatori dal mercato. Sarri non ha voluto che io andassi via e questo mi ha fatto davvero piacere perché ha dimostrato di contare su di me. Poi muovere tutta la famiglia da Roma, dove stiamo benissimo non sarebbe stato facile”
Lo stai ripagando sul campo con tanti gol pesanti, funziona così fra di voi?
“Ho avuto la fortuna di fare gol che i tifosi si ricordano, anche qualcuno non troppo fortunato per la Lazio (ride, ndr). Io cerco di fare sempre del mio meglio, ci sono momenti in cui mi sento in fiducia e quindi ci provo di più per cui speriamo che succeda ancora”
Hai giocato spesso da mezz’ala ma qual è il tuo ruolo in campo?
“Non sono d’accordo perché tutti mi definiscono una mezz’ala ma credo che nella mia carriera il miglior rendimento ce l’ho avuto quando giocavo nel centrocampo a due come avvenuto con la Fiorentina e all’Inter con Spalletti. Se me lo chiedete oggi nella Lazio vi rispondo che preferisco giocare davanti la difesa, è chiaro però che bisogna allenarsi molto per interpretare quel ruolo ma con Sarri mi alleno da mezz’ala. Praticamente da regista mi alleno solo quando gioco le partite e penso che sia un grosso vantaggio. Sono a disposizione, è chiaro che quando bisogna recuperare le partite e devo entrare non ho problemi a giocare da mezz’ala perché mi piace inserirmi in area avversaria ma se posso scegliere preferisco rimane in zone centrali”
Nella Lazio però sei l’unico centrocampista che ha questo vizio di occupare l’area avversaria.
“Vero, soprattutto adesso che non ci sta più Milinkovic che aveva come me questa tendenza. È infatti capitato che il mister mi abbia messo in campo in gare che stavamo 0-0 per andare a riempire l’area. Mi piaceva infatti giocare a due a centrocampo perché potevo alternarmi sia in regia che negli inserimenti”
Hai nominato Milinkovic, quanto era importante nella Lazio e quanto Luis Alberto sta prendendo il suo posto in termini di leadership?
“Sergio è stato un giocatore fondamentale, è rimasto tanti anni in biancoceleste con dei numeri che parlano per lui. Ha chiuso un ciclo e ha preso questa decisione, sono arrivati nuovi giocatori ed è giusto guardare avanti senza pensare sempre al passato. La sua cessione è l’ultima di tanti altri calciatori. Qualche giorno fa è venuto a trovarci Lucas Leiva che qua ha fatto molto bene. Il calcio è in costante evoluzione e Sergio ha preso la sua scelta”
Torniamo al tuo vizio del gol. Alla Lazio hai fatto una doppietta con la Fiorentina nel giorno dell’addio a Klose e il colpo di testa nel 2018 con la maglia dell’Inter. La rete dello scorso anno a Napoli ha pareggiato i conti, quanto il gol vittoria in biancoceleste e contro chi vorresti farlo?
“Io sento che ho pareggiato i conti quando siamo entrati in Champions, il mio unico obiettivo era quello (ride, ndr). Difficile saperlo perché non sappiamo dove andremo, io ripeto che il mio obiettivo è entrare in Champions League e negli ultimi mesi della passata stagione mettevo l’inno ogni volta che entravo in palestra. Tanti sono scaramantici, tanti non vogliono, ma io me la sentivo per cui arrivavo prima per mettere la musica. Quando sono arrivato a Roma in tanti mi hanno ricordato il gol con l’Inter ma il mio obiettivo era aiutare la squadra ad entrare in Champions, l’abbiamo raggiunta non solo grazie al mio gol perché non sarebbe servito a nulla se prima non avessero segnato D’Ambrosio e Icardi”
Quindi se puoi scegliere fra un gol decisivo al derby di ritorno o una rete a Madrid per il primato nel girone di Champions?
“Lo so cosa pensate voi tifosi, dipende dalla condizione della partita. Se il derby è decisivo allora accetto, se invece non conta niente cambia poco. Segnare tutte e due le volte mi sembra chiedere troppo per cui diciamo il derby”
La stai nominando spesso, la Champions è l’obiettivo stagionale?
“Per me si, 100%. Dopo che siamo arrivati secondi dobbiamo riprovarci per forza. Ci siamo rinforzati per questo obiettivo e non siamo tanto lontani, dobbiamo ricominciare a tornare in corsa perché più passa il tempo e più diventa duro. Ora è il momento giusto quindi per risalire la classifica. È fondamentale per noi ricominciare a vincere con continuità e tornare agganciati al quarto posto in vista della seconda parte dell’anno”
Il secondo posto ha creato aspettative e pressioni?
“È difficile rispettare le aspettative di tutti perché ognuno ha le proprie. Io penso che noi dobbiamo fare il nostro lavoro e l’obiettivo è entrare in Champions, cambia poco se da terzi o da quarti. E’ fondamentale avere questa continuità anche sul piano economico per la società, diventa un circolo virtuoso che porta introiti maggiori e quindi giocatori migliori in rosa”
Cosa apprezzi di più di Sarri?
“Difficile eh. Di lui apprezzo che si fida di me, sa che nel momento di difficoltà può mettermi dentro e questo mi fa piacere anche se spero di giocare tutte le partite. Penso sia una bella cosa per un calciatore”
C’è una partita che vorresti rigiocare nella tua carriera?
“Era molto difficile ma mi piacerebbe rigiocare Francia-Uruguay (2-0, ndr), il quarto di finale del mondiale in Russia nel 2018, però con Cavani in campo. Si era fatto male nella partita precedente e in quel momento era devastante, non so se sarebbe cambiato qualcosa ma era il giocatore più in forma che avevamo e ci è mancato”
Hai nominato Cavani, scegli lui o Suarez?
“È impossibile, non posso. Scelgo tutti e due tanto in nazionale giocavano insieme nel 4-4-2. Sono diversi come attaccanti ma perfettamente complementari”
Rimaniamo in Uruguay, cosa ha rappresentato Oscar Tabarez per te?
“Lui è El Maestro. Aveva una calma e una tranquillità pazzesca. Ha creato un sistema di nazionali giovanili che prima in Uruguay non esisteva, è stata la mente di quello che oggi si vede in giro per il mondo con tanti ragazzi che sono passati fra le sue mani. Se si allenava l’Under 15 lo trovavi a bordocampo ad osservare e magari ti chiamava per darti un consiglio. Era sempre presente e ha creato qualcosa di unico in Uruguay. Penso che non abbia ricevuto la giusta riconoscenza, è andato via in un momento difficile dove non arrivavano i risultati ma meritava ben più onori”
Ora è arrivato El Loco Marcelo Bielsa, ci sono dei punti di contatto con Sarri?
“In campo ti dico che sono uno l’opposto dell’altro. Bielsa è marcatura a uomo come fanno Atalanta e Torino, ognuno ha il proprio riferimento e bisogna seguirlo per il campo mentre alla Lazio è tutto il contrario. A livello caratteriale sono due martelli, hanno la loro idea e non la cambiano. So che c’è molta stima fra di loro”
Torniamo alla Lazio, con chi hai stretto di più fra i compagni?
“Avevo un grande rapporto con Maximiano, stavamo insieme in camera mentre attraversava un periodo difficile ma è un ragazzo spettacolare che si merita il meglio. Non è stato fortunato, espulso dopo pochi minuti alla prima partita con Provedel che entra e diventa il miglior portiere del campionato con ventuno clean sheet. Ci sentiamo ancora e abbiamo una bella amicizia. Ora ho stretto con Patric, Castellanos, Luis Alberto e Pedro stiamo molto insieme ma ho un ottimo rapporto con tutti”
Fuori dal campo invece come trascorre le giornate Matias Vecino?
“Esco davvero molto poco perché sono sempre in giro fra partite, viaggi e nazionale. Chi mi conosce lo sa che faccio fatica ad uscire, mi piace andare a vedere mio figlio quando gioca a calcio. Mi piace rimanere a casa e godermi la famiglia in tranquillità”
C’è qualcosa che vuoi dire ai tifosi della Lazio?
“Io posso solo assicurarvi che fino all’ultimo giorno che sarò qua darò tutto quello che ho. Mi sono sempre comportato così in carriera, posso giocare bene o male ma vedrete sempre il massimo. Qua mi sto trovando bene e credo che si veda in campo, sto avendo un buon rendimento e sto tornando a sentirmi un giocatore importante, anche se qualcuno non credeva nel mio acquisto, ma penso di avergli fatto cambiare opinione”
Ti arrabbi se?
“Mi arrabbio se non gioco ma ancor di più quando mi aspetto di giocare e non succede. Se sai di non giocare non puoi arrabbiarti troppo. A volte con i miei figli quando fanno qualche casino. Io vivo per il calcio, è normale che ogni tanto ci si incazzi”
Il tuo pregio invece?
“Sono sempre sul pezzo, a volte servirebbe mollare ma il metodo per arrivare a certi livelli è non mollare. Alcuni hanno più talento, ad altri serve essere forte mentalmente”