Lazio, Tchaouna si racconta: "Ecco la mia storia. Razzismo? Vi parlo dell'episodio con il Twente"
L'esterno biancoceleste a 360º: dagli inizi al presente con la maglia della Lazio
Gli inizi
Da piccolo vivevo a Strasburgo e ho iniziato a giocare nel mio primo club, l'FC Kronenbourg. Mio fratello maggiore giocava a un livello superiore, ma a volte mi allenavo con la sua squadra perché notavano che avevo delle qualità. Mio padre, grande conoscitore di calcio e allenatore, mi ha sempre sostenuto. Ero un centrocampista, poi sono diventato un attaccante e capitano, segnando molti gol. Dopo due anni, mio padre ha deciso di farmi cambiare ambiente: il Rennes mi aveva notato durante alcuni tornei e, nonostante il tentativo dello Strasburgo di trattenermi, ci siamo trasferiti lì. Ho iniziato con gli Under 12 e, fin dal primo allenamento con i professionisti, ho capito che volevo continuare a migliorare. Gli allenatori che ho incontrato, come Julien Stéphan e Genesio, hanno creduto in me, apprezzando la mia determinazione, velocità e capacità di creare occasioni.
L'infanzia
Tutto è iniziato lì. Ho ricordi confusi della mia infanzia, segnata da difficoltà: a volte non avevamo abbastanza da mangiare. Ma ci bastava poco per essere felici, come giocare nei campetti vicini fino a tarda sera. Non sempre andavo a scuola, ero troppo innamorato del calcio. Guardavo video di Ronaldinho e sognavo di giocare in Europa, in un club con strutture adeguate.
L’esperienza al Rennes
Il trasferimento a Rennes mi ha permesso di crescere in un nuovo ambiente. Anche se non ho segnato molto, verso la fine ho accumulato maturità e minuti in campo. Non ho capito perché il club mi abbia escluso dall'ultimo ritiro, ma non mi sono abbattuto: ho continuato ad allenarmi duramente con il mio preparatore personale, tornando con entusiasmo. Sapevo però che era il momento di voltare pagina.
Il presente e i consigli ai giovani
Ai ragazzi dico: non arrendetevi mai. Pensate positivo e lavorate duramente per rafforzarvi mentalmente e fisicamente. La mia forza di carattere nasce dalle difficoltà che ho affrontato in famiglia e nella mia carriera, e anche dall’esempio di mio padre.
Il razzismo nel calcio
Durante una partita contro il Twente, dopo un nostro gol ho sentito insulti razzisti: suoni di scimmia e gesti provocatori. Mi sono rivolto all’arbitro, ma non ha fatto nulla, limitandosi a dire ‘andiamo avanti’. È stato frustrante. Non c’è spazio per il razzismo nel calcio. Se i calciatori si uniscono e mostrano più determinazione, possiamo ottenere dei cambiamenti. Le sanzioni, però, devono essere molto più severe.