Il Messaggero | Lazio, difesa a 3 e i premi di questa stagione
Dalla falce al martello, da Sarri a Tudor, vent'anni più giovane ma altrettanto tosto, rude, deciso, sicuro di se stesso e del suo lavoro. Senza nessuna paura di bruciarsi, con la voglia e la convinzione di poter sfruttare una chance d'oro: «Chiunque avrebbe accettato questa sfida. Perché qualunque tecnico vorrebbe allenare un club prestigioso come la Lazio, con giocatori forti, una tifoseria speciale, strutture ottime e l'organizzazione giusta. Per me è un enorme stimolo». Nemmeno un mal di schiena fortissimo riesce a frenare il suo entusiasmo né a rovinare il suo esordio in campo.
Il sergente Tudor va di corsa, si concentra sul presente e poi sul futuro. Mica è finita, questa stagione della Lazio. Nel suo contratto sino al 2025 c'è un premio per la vittoria della Coppa Italia (50mila euro, obiettivo primario) e per la qualificazione in Champions (150mila euro), poco importa che il quarto posto sia lontano 11 punti e il quinto (eventualmente utile) a +8. «Penso si possa dare ancora tanto nelle prossime nove giornate il concetto espresso alla radio ufficiale e poi ribadito nel primo discorso al gruppo ma bisogna lavorare con intelligenza, applicazione e nel modo giusto. Quando vieni da un allenatore che fa un altro tipo di calcio, ci vuole un po' di adattamento e di tempo, ma cercherò di trasmettere le mie idee e i miei principi in fretta, al più presto».
Detto, fatto: al primo giorno di allenamenti, Igor abbozza subito una difesa a tre nella partitella nove contro nove (senza 6 nazionali, aggregati diversi Primavera) della mattina, più il 3-4-2-1 nel pomeriggio, così disposto: Mandas; Casale, Romagnoli, Gila; Lazzari, Cataldi, Kamada, Pedro; Felipe Anderson, Luis Alberto; Castellanos. Immobile - alternato comunque con l'argentino - sembra già in bilico.
Il Messaggero Abbate