Il Messaggero | Retroscena Romagnoli: "Ritiro? Io non ci vado, non mi hai dato..."
Polveriera Lazio. Ufficialmente in ritiro punitivo da ieri pomeriggio alle 15 senza allenatore e con uno scarno allenamento, tenuto in palestra con lo staff tecnico, che rimarrà in carica almeno sino a sabato (se non fino a giugno), ma ieri alle 23.30 ha lasciato almeno per la notte Formello. Già, perché le dimissioni di Sarri hanno sconvolto la società e ogni programma prestabilito. Fabiani ha comunicato la decisione del tecnico ai giocatori, che - almeno di facciata, con una delegazione di sei senatori - hanno provato a trattenerlo: «Mister, siamo al tuo fianco». Basta recite da oratorio, come quelle successive a cena nel confronto/chiarimento fiume in sala stampa per tre ore con Lotito: accuse reciproche per l’accaduto, toni alti di Hysaj e Luis Alberto, poi ancora bagarre sul ritiro. Già interessava meno la scelta irremovibile di Sarri, il meno responsabile di questa stagione horror. Quattro-cinque elementi della “vecchia guardia” hanno mollato, Fabiani ha ereditato questa situazione dal predecessore Tare e vuole convincere Lotito a un restyling assoluto a giugno, a costo di regalare qualche cartellino o parametro zero. Lunedì notte era già successo di tutto dopo il ko, c’è stato un battibecco furioso, Romagnoli ha risposto così all’annuncio del ritiro da parte del patron nello spogliatoio: «Io non ci vado. Mandami pure via. Non mi hai dato mille cose che mi avevi promesso». In ogni scontro, tornano sempre in ballo i rinnovi rimandati o l’adeguamento. A Lotito non è mai andato giù quello richiesto ad Auronzo (dopo un anno di infortuni) da Immobile, nervosissimo con Martusciello per il cambio con Castellanos: «Siamo sotto 2-1. Non capisco». Nel tunnel, a fine gara, Ciro avrebbe pure avuto una colluttazione (non vista dagli 007 della Procura) con Samardzic per un pestone ricevuto. Ne sarebbe scaturito un parapiglia e un pugno al sopracciglio al pacere Mandas, nello spogliatoio poi con la borsa del ghiaccio.
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