Il Messaggero | Immobile-Sergej: il sentiero del gol
I due leader hanno risollevato la Lazio a Cremona dopo la debacle in Europa. Un altro assist di Milinkovic per Ciro che adesso cerca il riscatto con l’Italia.
Più lo mandi giù, più ti tira su. Immobile è l’antivirus, Immobile è come il vino. Più invecchia, più diventa buono. A 32 anni, con 187 gol, non è solo a un passo da Signori, Gilardino e Del Piero nella storia dei bomber del nostro campionato. Immobile non è solo laziale doc, è stato Scarpa d’oro. L’Italia dovrebbe sfoggiarlo in tutto il mondo: «I miei figli guarderanno i miei numeri e capiranno cosa ho fatto». Altro che Kane e Neymar, nell’ultimo anno solare ha fatto meglio Ciro: altre due reti a Cremona, 5 (a -1 da Arnautovic al primo posto) in queste prime 7 giornate, in totale sono 19 da gennaio scorso. Ogni 109’ un gol, solo Mbappè (26), Lewandowski (24 reti) e Haaland (20) han fatto meglio del quattro volte capocannoniere italiano. Re assoluto nella capitale, mai principe azzurro. Eppure Immobile torna in Nazionale dopo aver meditato più volte sull’addio: «Si, è vero, volevo lasciare. Ero deluso, ma poi a mente lucida ho parlato con Mancini - svela a Radiorai - e mi ha detto che aveva ancora bisogno di me, adesso e per il futuro». Coverciano diventa Formello: tutti alla fine si rivolgono a Immobile e lui ingoia tutto il veleno. Non è vendicativo, è un italiano vero.
LA COPPIA D’ORO Torna la voglia di riscatto, ma quanta generosità Ciro. Dopo le critiche, la delusione mondiale, non si tira indietro per la Nations: «Noi veterani abbiamo il dovere di accompagnare il rinnovamento». Immobile si trascina anche il jolly Cancellieri in attacco e il debuttante Provedel dalla Lazio. Proprio il 28enne portiere friulano, rivelazione biancoceleste di questa prima parte di campionato: solo a Cremona 50 palloni giocati coi piedi, tantissimi lanciati dalla propria area in profondità per Ciro. Così Immobile va servito. Peccato che Zaccagni non sia stato convocato, era in preallarme in caso di ko di Politano. Peccato che nell’Italia non giochi Milinkovic, il suo assistente d’oro. C’è una connessione magica. Quattro dei 5 timbri del capitano serviti da Sergej, miglior rifinitore (5 passaggi decisivi con Deulofeu) in questo avvio di Serie A. Dal 2016 sono addirittura 24 (su 42) gli assist del serbo per Immobile sotto porta. Sarebbero 25, se non ce ne fosse uno contestato con la Samp. Come Messi e Suarez sino al 2020 a Barcellona, meglio solo Lewandowski e Muller con 35 reti in coppia. Dall’approdo di Sarri in panchina, la sinergia fra Milinkovic e Ciro è persino cresciuta: 11 cioccolatini della mezzala per la punta partenopea, come Mbappé e Messi al Psg, meglio di Son-Kane (5) al Tottenham, Vinicius e Benzema (6) al Real, e Schick e Wirtz (7) al Lipsia. E pensare che Sergej in estate poteva raggiungere l’amico Vlahovic alla Juventus, solo il no di Lotito a 50 milioni non ha spezzato questa catena. A Cremona Milinkovic ha segnato il primo gol in questa stagione e lo ha dedicato alla figlia nascitura. Ora è già in patria per le sfide di Nations contro Svezia e Norvegia.
LA CRESCITA In totale sono otto i biancocelesti impegnati con le rispettive Nazionali: ci sono anche Vecino, Gila, Hysaj e Marusic. Sarri ha concesso due giorni di relax a tutti gli altri. E intanto a Castelfranco torna a godersi i numeri. Rispetto al 2021-22, la Lazio nelle prime 7 giornate ha portato a casa 3 punti in più e ha subito in meno 7 reti: un anno fa i punti erano 11, i gol subiti 12 e i gol fatti 15, oggi i punti sono 14, i centri subiti 5 e quelli fatti 13. Il confronto più interessante è quello con la seconda parte dello scorso campionato (dalla fine del girone di Europa League in poi), quando la Lazio riuscì a tenere un ritmo da Champions League e scalò la classifica fino alla quinta posizione con 1,86 di media punti. Il ruolino, in questo avvio, sale a 2 punti esatti. Non solo, dimenticatevi l’imbarcata di Herning, in difesa sono i miglioramenti più significativi: tre clean sheet, i gol incassati sono diminuiti quasi del 60%, frutto di un intenso lavoro sul campo e del rafforzamento nella campagna acquisti. Ecco perché sui social i laziali sono furiosi: con l’Italia ci sono gli ex scaricati Luiz Felipe e Acerbi, ma manca un certo Romagnoli.
Lo riporta Il Messaggero.