Sérgio Conceição, ex centrocampista della Lazio del secondo scudetto, ricorda Eriksson ai microfoni di Radiosei nella trasmissione di “Quelli che…”. 
 

Il ricordo della Lazio

E’ un piacere intervenire da voi in radio e parlare con tutti i tifosi laziali. Mi viene la pelle d’oca sentendo i miei gol laziali raccontati. Io la Lazio non l’ho mai dimenticata. Mi sono trovato benissimo, vengo spesso a Roma ed i tifosi della Lazio mi sono rimasti nel cuore. Sono un professionista, non si sa mai dove posso capitare. Questa piazza, certamente, mi ha riempito il cuore. Continuo a dire ‘forza Lazio’ sempre, l’ho fatto anche nella scorsa stagione in tv dopo una gara di Champions. Devo guardare avanti, alleno in qualsiasi squadra, certo non alla Roma (ride,ndr).

La recente scomparsa di Eriksson

Siamo tutti d’accordo con Eriksson fosse una persona meravigliosa, tutti noi eravamo attacchi a lui. Non era facile per lui, c’era uno spogliatoio pieno di personalità e lui l’ha gestito in modo fantastico. Sono dispiaciuto, ma ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita nello stesso modo in cui ha vissuto la sua vita. Pensando agli altri, in modo positivo, è stato davvero un grande signore.

La Lazio di Eriksson

Sven non si arrabbiava mai, magari ogni tanto diventava rosso dal nervoso, ma non sfogava mai. Era calmo, tranquillo, nonostante la presenza di giocatori difficili caratterialmente. Con il suo modo di fare con i giocatori ha creato un gruppo coeso con grande fame di vincere. Tutti campioni con la propria personalità e voglia di vincere e tutti con lui. Io volevo giocare tutte le gare, mi giravano le scatole quelle volte che lui sceglieva di mandarmi in panchina. Questo ti portava a lottare, se volevi riprendere la maglia da titolare dovevi farlo. Era un ambiente molto competitivo e bello. Nella Lazio di Eriksson non c’era un elemento che spiccava sugli altri. Mancini era un fenomeno, Boksic faceva la differenza anche giocando meno. Almeyda era incredibile, Sinisa era una roba assurda, Nesta fantastico, Nedved un campione e così via. Dispiace solo non aver vinto la Champions League, per il resto abbiamo vinto tutto.

L’arrivo di mio figlio Francisco alla Juventus?

La nostra è una famiglia di calciatori, uno gioca a Cipro, un altro a Zurigo, poi c’è Moser che è in seconda divisione in Portogallo. Francisco è diverso da me, è forte, ha cambio di direzione facile, è forte nell’uno contro uno. Ha tanta voglia, ha sempre voglia di vincere, è affamato. Cinque figli e tutti nel calcio.

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