Il vignettista Federico Palmaroli, in arte “Osho” e di nota fede laziale, ha rilasciato un'intervista alla redazione di Adnkronos rendendo omaggio a Sven-Göran Eriksson, recentemente scomparso.

Una vignetta per Eriksson?

Più che una vignetta, preferirei disegnare qualcosa per Eriksson. Immagino un affresco con il paradiso dei laziali, disegnando tutti i bei momenti che hanno segnato la sua storia e in cui ci sarebbe anche Sven Goran Eriksson.

I ricordi della Lazio dello scudetto

Seguo la Lazio da quando sono nato, ho vissuto gli anni in cui si saliva e scendeva dalla serie A alla serie B, per cui la Lazio di Eriksson ha rappresentato il momento del salto di qualità, culminato con il magico scudetto del 2000. All'epoca c'era ancora Gabriele Sandri, vivevo la mia squadra con grande esaltazione e ho ricordi meravigliosi di Eriksson, un gran signore come ormai non ne vedono quasi più. Ripensare ai momenti dello scudetto è uno dei miei ricordi più emozionanti, al tempo ci aspettavamo al massimo di arrivare allo spareggio con la Juve, ma quel giorno siamo usciti di casa per andare a vedere una partita e siamo tornati il mattino seguente dopo i festeggiamenti. È ancora vivo il ricordo di quel giorno meraviglioso: il sorriso di Eriksson, la dignità mostrata il giorno in cui è venuto allo stadio Olimpico a salutare i tifosi.

Il rapporto con la tifoseria

Come è stato con Tommaso Maestrelli, Eriksson sarà un allenatore che rimarrà nel cuore dei laziali, non solo per le vittorie, come lo scudetto, ma perché ha rappresentato un senso di rispetto e di educazione verso la nostra tifoseria, cosa che oggi manca. Non è il caso di Baroni, che è appena arrivato, ma all'epoca c'era un forte legame con la società, un'osmosi. Oggi siamo tutti legati alla Lazio, ma meno a questa società. Eriksson è stato in grado di rappresentare questo sentimento.

Il Milan è la squadra più affrontata dalla Lazio in Serie A: I numeri
Cardone a Radiosei: "Arthur un'ipotesi. Folorunsho? Vi spiego la situazione"