“Lo sport è il miglior investimento per il futuro del Paese”: così Sport e Salute sta rivoluzionando la cultura del benessere socio-economico in Italia
Promuovere lo sport e i corretti stili di vita in Italia per migliorare il benessere psico-fisico dei cittadini e per aumentare il suo già notevole impatto sociale, economico, tecnologico, e strutturale all’interno del nostro Paese. È con questa mission di forte valore sociale che nel 2019 è nata Sport e Salute, con sede nel palazzo H del Foro italico di Roma. Società in-house del Ministero dell’economia e delle finanze – che è azionista unico – Sport e Salute, negli ultimi tre anni, nonostante il 2020 sia stato un annus horribilis per il mondo dello sport, è riuscita a consolidarsi, a strutturare un piano industriale e di azione con obiettivi a breve, medio e lungo termine, e a implementare, attraverso ingenti risorse, diversi e importanti progetti a sostegno delle comunità. Perché, d’altronde, come racconta il suo presidente, Vito Cozzoli sul sito di Forbes.it, basa la sua filosofia su un assunto ben preciso: “Lo sport è il miglior investimento per il futuro del Paese”. Dottor Cozzoli, partendo proprio dall’inizio, dato che siete una realtà molto giovane, cosa significa per voi promuovere lo sport? E quali obiettivi vi siete posti? Per noi significa promuovere lo sport di tutti e per tutti, un diritto che speriamo che al più presto trovi spazio formalmente anche nella Costituzione. Di conseguenza, ci siamo posti gli obiettivi di aumentare il numero dei praticanti, di avere più sport a scuola e in ogni angolo del Paese. Riportando così i giovani nei parchi e nei cortili che Sport e Salute rigenera e allestisce, come gli spazi outdoor e indoor che abbiamo realizzato a Napoli in quartieri disagiati e non solo o le 480 isole di sport che concretizzano il progetto ‘Sport nei parchi’ partito dal Foro Italico. Bisogna quindi partire dalla scuola per diffondere e promuovere la cultura dello sport tra i giovani? Assolutamente sì. È il punto focale del business di Sport e Salute. E lo dimostra il fatto, che solamente l’anno scorso, abbiamo stanziato 17 milioni di euro per incrementare fino a due le ore di sport nella scuola primaria, coinvolto più di 1,7 milioni di bambini e 34 federazioni (e prima erano solamente sei). Ma non ci basta. Quest’anno, infatti, vogliamo coinvolgere quasi due milioni di bambini, avviarli alla pratica sportiva e aiutarli a capire qual è la disciplina che preferiscono. Cercando di dare la possibilità a tutti di abbracciare una vita sana e sportiva, e di sviluppare e incentivare le doti di quelli che un domani possono essere i nostri futuri campioni. Anche perché non bisogna dimenticare un fattore molto allarmante: nel 2017, secondo l’Eurobarometro, l’Italia era il quinto paese più sedentario d’Europa. Adesso però anche grazie ai nostri interventi lo stesso Eurobarometro ci ha fatto scalare ben 6 posizioni nella popolazione sportivamente attiva. Non siamo più in zona retrocessione, la cura funziona. D’altronde, lo sport ha un impatto sociale molto importante che non bisogna sottovalutare Giustissimo. Lo sport è, senza dubbio, la nostra più grande rete di protezione sociale. E anche se si contano 115mila associazioni e società sportive, 12 milioni di tesserati, e 20 milioni di praticanti, possiamo ancora fare meglio. Perché, oltre al fatto che il 33% della popolazione dichiara di non praticare sport o attività fisica nel primo tempo, contestualmente non dobbiamo dimenticarci che siamo un paese che invecchia. E lo dimostra il fatto che se nel 2001 il 16% degli italiani aveva 75 anni, nel 2020 questa percentuale è cresciuta fino al 21%, ed è prevista sempre in aumento: si parla di una percentuale del 35% di over 65 nel 2050. Prospettiva che, accomunata dall’inattività e della scorretta alimentazione, rischia di aumentare i costi sociali per il nostro Paese. Bisogna quindi prevenire e agire. Cosa che, peraltro, state facendo con grandi investimenti. Dico bene? Assolutamente, anche perché noi gestiamo tutte le risorse dello Stato destinate allo sport. Lo scorso anno, per esempio, abbiamo gestito 2,3 miliardi di euro. Di questi, 1,3 li abbiamo destinati come bonus ai collaboratori per la crisi innescata dal Covid-19, i restanti li abbiamo distribuiti agli organismi sportivi e investiti in tecnologia, innovazione, e in centinaia di progetti sociali: come quelli nei quartieri disagiati, ma anche nei centri per gli anziani, come abbiamo già fatto nel Lazio. Rimanendo nell’ambito economico, qual è quindi l’impatto dello sport? E quanto può crescere l’indotto derivante dagli eventi sportivi e dal turismo? Al momento lo sport ha un impatto di circa 21 miliardi di euro (il 3%), sul nostro pil, pari al solamente al 20% di quanto registrato in Germania e poco più della metà di quanto rilevato in Francia e dal Regno Unito. Ciò significa che si può e si deve fare meglio. Noi di Sport e Salute, per esempio, al Foro Italico e allo stadio Olimpico di Roma – di cui siamo proprietari – siamo riusciti l’anno scorso a organizzare ben 19 eventi internazionali che hanno fatto da traino economico, di promozione, e turistico. Proprio sulla scia di quest’ultimo punto abbiamo creato anche il tour allo stadio Olimpico, così da viverlo a 360 gradi, e da intercettare un’importante fetta di visitatori. D’altronde non bisogna dimenticare lo sport ha un impatto del 10% sul mondo del turismo mondiale, e nel nostro Paese ha raggiunto già i 5 miliardi di euro ed è in costante crescita, proprio grazie agli eventi sportivi. Senza dimenticare che ormai anche l’unione con il mondo del tech sta portando i suoi frutti Assolutamente sì. Nel 2021, l’industria dello sport tech ha attirato 12 miliardi di dollari investiti, più di quanto registrato complessivamente nei quattro anni precedenti, con un incremento negli Usa del 160%. Dimostrando, quindi, che è un terreno fertile. Noi, per esempio, insieme a Cdp, abbiamo lanciato abbiamo lanciato un acceleratore di startup innovative, WeSportUp, al quale hanno aderito 595 startup e già dal 5 settembre 10 startup si trovano al nostro Foro Italico. Stiamo quindi inseguendo una strada molto importante, con l’obiettivo che il Foro Italico diventi la ‘Silicon Valley’ dello sport in Italia, sia in termini di grandi eventi sportivi, di promozione, e di crescita industriale. C’è bisogno però di una ristrutturazione della maggior parte degli impianti sportivi, considerando che quasi tutti gli stadi italiani sono fermi ai restauri dei Mondiali di calcio degli anni ’90, no? Certo, anche perché promuovere e valorizzare lo sport significa anche migliorare e ristrutturare gli impianti attuali. E in questa direzione il Pnrr sarà decisivo: il governo ha destinato 700 milioni di euro per gli impianti in comuni con più di 50mila abitanti, che sono 165, e 300 milioni di euro per le palestre scolastiche. E noi, ovviamente, stiamo collaborando con il Dipartimento dello Sport e con il Ministero dell’istruzione per la messa a punto di questi investimenti. Inoltre, non bisogna dimenticare che c’è anche il fondo ‘Sport e periferie’ per i comuni con meno di 50mila abitanti. È chiaro che gli stadi sono moltiplicatori di indotti, e lo noi lo stiamo vedendo con l’Olimpico, che sta crescendo sempre di più in termini di attrattiva turistica, emozionale e tecnologica. Componenti che poi ripagano: come la grande inaugurazione andata in scena per gli Europei di calcio del 2021, e la continua grande presenza dei tifosi ogni domenica. I quali dimostrano che in Italia c’è tanta fame di sport, anche solo in termini di visione. Oltre agli investimenti e alle ristrutturazioni, cos’altro si può fare per diffondere sempre di più la cultura sportiva? A mio avviso un’opportunità importante è la leva fiscale, e l’ho più volte sottolineato in diverse audizioni al Parlamento. Potremmo, infatti, ispirarci al modello americano e permettere agli italiani di detrarre le spese dettate dallo sport, come l’abbonamento alla palestra e in piscina. Perché deve essere chiaro che praticare sport significa anche e soprattutto migliorare la propria qualità di vita. E si potrebbe andare ancora oltre: i medici, infatti, potrebbero prescrivere lo sport per migliorare il benessere psico-fisico di ogni paziente, comportando così un minor impatto economico sul nostro sistema sanitario. Ciò ci permetterebbe di fare un importante e decisivo salto culturale, fermo restando che noi dobbiamo continuare a supportare le società sportive, le palestre, e i centri sportivi che organizzano il nostro sport. In conclusione, cosa vi aspettate per i prossimi mesi, anche in ottica di sinergie con il nuovo governo? Io sono certo che il nuovo governo riserverà tanta attenzione allo sport. Anche perché in quasi tutti i programmi elettorali sembrava di leggere i nostri messaggi. E questo ci inorgoglisce, perché significa che le nostre idee di valorizzare lo sport sono state trasmesse. Riguardo a noi, non dobbiamo far altro che consolidare il nostro posizionamento, avvicinare sempre di più le persone allo sport, portarlo nelle piazze e nei parchi, e valorizzare la nostra rete territoriale. Ci aspettiamo, quindi, più praticanti, più sport a scuola, e spingere i giovani, e in generale tutti gli italiani, ad abbandonare gli smartphone e i divani di casa. Perché lo sport è salute, è comunità, è socialità, è benessere, è strumento di crescita e di sviluppo tecnologico, economico e territoriale del nostro Paese.