Marco Riccioni
Marco Riccioni

Dal vedere quel rettangolo verde di gioco dell'Olimpico dalla Curva Nord quando con il papà e il fratello andavano a seguire la Lazio, a solcare quello stesso campo davanti a 60.000 spettatori con la maglia della Nazionale italiana di Rugby. Questa è la storia di Marco Riccioni, attualmente Pilone destro dei Saracens e della Nazionale italiana, grande tifoso della Lazio che abbiamo avuto l'onore di intervistare in esclusiva ai microfoni di LazioPress. Tra una mischia e un'altra non ha mai perso la sua passione per i colori biancocelesti: ora vive in Inghilterra dove è in forza con i suoi Saracens, ma quando torna allo Stadio Olimpico per indossare il tricolore in occasione del Sei Nazioni rivela: “Per fortuna ci cambiamo nello spogliatoio della Lazio”

L'intervista in esclusiva a Marco Riccioni

Marco Riccioni
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Come nasce la passione per la Lazio?

Nasce da mio papà, è tifoso laziale sfegatato e l'ho presa dalla famiglia anche se non siamo tutti quanti della Lazio, però papà è stato il primo a trasmettermi la passione per i biancocelesti.

Chi era il tuo idolo da bambino?

Il primo giocatore che mi ricordo ed è poi quello che mi sono tenuto più a cuore è Nesta. Da piccolo quando giocavo a calcio mi piaceva stare in difesa e fare interventi duri, quindi se devo fare un nome tra i tanti che ce ne sono stati tra Crespo, Stam e giocatori del loro calibro, mi prendo Sandro Nesta

Adesso vivi in Inghilterra, c'è una squadra che simpatizzi in particolare o che hai avuto modo di vedere allo stadio?

Sono andato la prima volta che sono arrivato, la prima e unica partita perché del resto giochiamo spesso in contemporanea, sono andato ad Anfield a vedere il Liverpool. I ragazzi inglesi con cui sono andato a vedere la partita mi hanno poi indottrinato per bene, mi hanno comprato la maglietta, la sciarpa e mi hanno detto: “Da oggi tifi Liverpool!”

A proposito di Liverpool che ha spesso fatto molto male alla Roma, come lo vivi il derby?

Io riesco a viverlo abbastanza più distaccatamente rispetto a mio papà e mio fratello che lo vivono come l'appuntamento dell'anno. Ovviamente rosico se perdiamo o prendo in giro qualsiasi amico romanista se vinciamo come si fa sempre.

Che effetto ti fa tornare all'Olimpico da giocatore davanti a 60.000 spettatori quando da bambino eri lì invece da semplice spettatore?

Da bambino mi chiedevo sempre come sarebbe stato stare in campo e sentire tutta la gente, poi ci sono entrato da giocatore e l'atmosfera è incredibile. La prima volta che sono sceso all'Olimpico non ho giocato ma il primo pensiero da quando ho messo gli scarpini e sono entrato in campo ho detto: “questa roba la pensavo quando la Lazio giocava ed ero sugli spalti e mi chiedevo come sarebbe stato”. È  un'emozione inspiegabile.

Che poi vi cambiate nello spogliatoio della Lazio, giusto?

Si infatti le prime volte pensavo: “Oddio ora devo andare nello spogliatoio della Roma” invece per fortuna no. Infatti c'è il mio compagno di squadra Fischetti che è della Roma e lo prendo sempre in giro, gli dico sempre: “Guarda caso la squadra di casa sta sempre nello spogliatoio della Lazio” (ride n.d.r.)

Hai avuto modo di vedere la Lazio quest'anno? Che te ne pare?

Ho visto alcune partite non tutte, perché sono molto impegnato con il rugby; però per fortuna Taty Castellanos si è sbloccato: ne parlavo sempre con papà e ci piace molto perché è argentino e ha quindi la mentalità di lottare su tutto e a me piacciono questo tipo di giocatori. Devo dire che anche Dia sta facendo molto bene. Vedo che giriamo molto meglio anche se a inizio campionato si può dire tutto, dipende poi da come teniamo nel corso della stagione, ma ci sono i presupposti per far bene.

Poi chiudo tornando nel tuo ambito, qual è l'obiettivo dell'Italia al prossimo Sei Nazioni dopo il bellissimo torneo disputato lo scorso anno e i buoni risultati di quest'estate?

Dobbiamo avere stabilità nei risultati, siamo usciti dal miglior Sei Nazioni di sempre, siamo poi andati al Tour dove abbiamo fatto uno scivolone ma siamo poi usciti con due vittorie su tre e non era mai successo. Siamo in un momento in cui siamo una squadra giovane che sta crescendo ed il processo di crescita passa anche da queste prove di maturità. Dobbiamo essere il più competitivi possibile e dobbiamo vincere, l'obiettivo è continuare a vincere perché possiamo parlare quanto vogliamo ma lo scopo finale è quello. Se vuoi crescere devi vincere e prendere confidenza.

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