Il ricordo di Bruno Giordano su Vincenzo D'Amico, cinquant’anni d’amicizia sincera, di vita condivisa, di gol e di successi, di errori e di sconfitte. Queste le sue parole riportate da Il Messaggero: "Quante ne abbiamo passate insieme, non posso neanche dire che fosse un semplice amico perché ci vedevamo quasi tutti i giorni, proprio come fratelli. Prima in campo e poi fuori, nemmeno quando decise di andare in Portogallo, a Madeira, ci siamo allontanati. Appena atterrava a Roma, andavamo a cena, ovviamente anche con Giancarlo. Era una persona speciale, in tutto. Come in campo. Adesso vorrei che gli venisse riconosciuto il valore che Vincenzo aveva come giocatore perché non tutti lo hanno capito.

D'Amico Vincenzo

Credetemi, soltanto Diego era più forte di lui e quando glielo dicevo non si arrabbiava. Riconosceva la grandezza di Maradona, ci mancherebbe, ma dal punto di vista tecnico anche D’Amico era un mostro. Non si arrabbino i talenti di quell’epoca, Antognoni, Causio, Sala e Beccalossi. Lui aveva una classe incredibile, non gli mancava niente,neanche il carattere perché non era soltanto un guascone. Pensate a un ragazzo di 19 anni, che si affaccia nella Lazio, e forse nella squadra più folle di sempre, e si impone a tal punto da diventare titolare e protagonista dello scudetto. La società non era così forte da poter sostenere lui e un gruppo così strano, altrimenti avrebbe fatto un’altra carriera e avrebbe avuto una considerazione maggiore".

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