Attilio Lombardo, ex centrocampista della Lazio del '99/2000 ed ora parte integrante dello staff di Roberto Mancini in Nazionale, è tornato a parlare del suo periodo in biancoceleste. Un'annata storica quella vissuta da Lombardo e compagni che durò fino al 2001, coronata dalla conquista di numerosi e prestigiosi trofei: uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Supercoppa europea e un ottavo di finale di Champions League.

Queste le parole dell'ex Laziale:

"Oggi sarebbe facile dire: ce l’avevamo dentro già allora. Smentisco: io l’avrei detto solo del Mancio, che giocava ma era allenatore da anni, aveva già un progetto chiaro anche per il fine carriera. Gli altri no, neanche il Cholo, Almeyda, Conceiçao, non solo Simone e Sinisa. A quei tempi pensavamo solo a fare i giocatori. Ma avevamo già un patrimonio inconscio: l'impronta di Eriksson. Un allenatore in grado di gestire un gruppo di grandi campioni, dove tutti trovavano il proprio spazio: In quella squadra avevamo tutti un ruolo importante, anche chi giocava poco: prendete Gottardi, era un simbolo di quella Lazio. A me volevano bene tutti: non stavo mai zitto, avevo sempre la battuta pronta, davo qualcosa anche fuori dal campo".

 
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