Il Messaggero | Torti arbitrali, Lotito vuole chiedere i danni
Contro tutti e tutto, anche contro la scaramanzia. Il patrono della Lazio Lotito vola con la squadra a Monaco. Si può raggiungere l’apice della sua presidenza e della storia. Dal 2015 il patron aveva rinunciato a seguire la Lazio in trasferta. Scelta che venne maturata dopo una sconfitta a Cesena e una vittoria in sua assenza al Friuli causa influenza.
Per colpe dei giocatori, di Sarri e della società, ma anche per direzioni arbitrali discutibili, non ultima quella di Lazio-Milan: «Avete letto la lettera con cui si è dimesso quell'arbitro in serie B? Allora io non sono pazzo. Il rigore su Castellanos era netto, Maignan lo aveva buttato per terra. E noi ora avremo un danno (le squalifiche di Pelle-grini, Marusic e Guendouzi, ndi),oltre la beffa in classifica». Di Bello sarà a riposo "forzato" per un mese in campionato, era precedente la designazione europea da quarto uomo con la terna italiana in Real-Lipsia. Non c'è nessun accanimento: «Io non sono andato contro nessuno, non ho fatto nemmeno un discorso sugli arbitri, ma un ragionamento complessivo su un sistema sbagliato. lo sono un senatore della Repubblica e ho l'obbligo di vigilare sul comportamento delle persone e sul rispetto e l'applicazione delle regole. La norma sportiva non ha l'immunità. Questo devono capirlo tutti. Io sono sottoposto al giudizio sportivo purché non si vada nel penale», chiosa Lotito.
RISARCIMENTO
Confermando fra le righe la volontà di rivolgersi alla magistratura con una denuncia contro ignoti per verificare un'eventuale macchinazione dall'alto. E non solo:
«Ci stanno sentenze infinite della Cassazione. La giustizia sportiva non contempla il risarcimento del danno rilevantissimo». Il presidente vorrebbe chiedere addirittura un rimborso del tesoretto perso nel caso in cui la Lazio non dovesse qualificarsi, per i torti, alla prossima Champions.
Non è detto che il sistema Uefa sia poi tanto differente da quello italiano. Ceferin è vicino al presidente della Figc Gravina, la designazione dello sloveno Vincic non è un buon presagio. Il numero uno biancoceleste non vuole nemmeno rompersi la testa in anticipo:
«Speriamo di fare un'impresa come all'andata col Bayern Monaco. Ogni gara ha una storia a sé. Il ritorno è più difficile perché siamo in casa loro, ma voglio vedere la stessa ferocia e lo spirito di grup-po. I tifosi faranno sentire la loro voce e il peso di essersi fatti i chilometri per venire qui. Ho fatto di tutto per aumentare il numero di biglietti, ma non ci sono riuscito.
Chiedo al nostro popolo di credere al progetto. In politica sappiamo che non ci sono risultati scontati. E anche nel calcio funziona nello stesso modo, sperando che tutto fili liscio». Lotito stavolta deve trasformarsi in amuleto.
Il Messaggero