Sarri è attaccato alle vecchie tradizioni, ma sa anche che deve stare al passo con i tempi, soprattutto nella gestione della rosa, da adeguare a un calendario decisamente più congestionato rispetto ad altre epoche. Impossibile ragionare basandosi sulla sua vecchia concezione dei “titolarissimi”, infatti servono più alternative e maggiori sostituzioni per giocare ogni 3 giorni. Occorre una strategia diversa che, di conseguenza, necessita di una rosa lunga e competitiva. Quella che alla Lazio l’anno scorso mancava, ma che in questa stagione è stata allestita, grazie al sacrificio di Milinkovic.

«Il calcio è cambiato», ha ribadito anche lunedì sera l’allenatore, arrivata grazie a una rete di Immobile, che aveva fatto il suo ingresso al posto di Castellanos. Un altro successo che è stato deciso grazie ai cambi in corsa. Le sostituzioni, insomma, sono sempre più importanti e Sarri le sta sfruttando quasi sempre tutte. Fino a oggi in campionato ne ha utilizzate almeno 4 per ogni partita, mentre nel campionato scorso è capitato per 12 volte di non effettuarne più di 3. Difficile però che possa ripetersi anche in questa stagione, visto che le prime 13 partite disputate certificano un coinvolgimento generale di praticamente tutta la rosa, con ben 17 giocatori ad aver collezionato almeno il 36% di minuti giocati sul totale a disposizione, 4 in più rispetto all’anno scorso.

Da Castellanos in poi, tutti sono scesi in campo per almeno 427 minuti in queste prime gare tranne Pedro, Isaksen e Pellegrini. Al momento di “titolarissimi” se ne possono contare al massimo 5, cioè quelli che hanno un impiego superiore all’85% del totale. Si tratta di Zaccagni, Marusic, Luis Alberto, Provedel e Romagnoli. Sono però delle eccezioni, perché il calcio moderno è questo, corre veloce e bisogna adeguarsi.

Corriere dello Sport

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