A pochi giorni di distanza dal suo compleanno, Beppe Signori, Beppe-gol con 188 reti è il decimo miglior marcatore di sempre in Serie A e per tre volte è stato capocannoniere con la maglia della biancoceleste. L'ex bomber di Lazio e Bologna ha concesso una lunga intervista ai taccuini della Gazzetta dello Sport, ricordando lo scandalo in cui fu coinvolto, parlando della sua vita attuale con sei figli e una nipotina, fino al commento della Lazio sotto la guida di Baroni. Di seguito le parole di Beppe Signori. 

L'intervista a Beppe Signori

Sono diventato nonno da un anno e conduco una vita da pensionato (ride, ndr). A parte gli scherzi, ora ricomincerò con la mia scuola, l'ho chiamata “BS 188 Football Academy”, come le 188 reti segnate in campionato. Ci tengo molto, mi piace. Non voglio allenare, ma insegnare. 

Ricorda quando un intero popolo di tifosi scese in piazza per lei?

Sarei stato l'acquisto più caro della storia, ma saltò tutto. Non volevo andare via dalla Lazio, volevo restare, i laziali si “ribellarono”: scesero in piazza in 10mila e bloccarono tutto. Se ci ripenso mi vengono i brividi. Con i tifosi della Lazio ci identificavamo a vicenda, un'alchimia difficile da spiegare, che non è mai finita. Mi sono detto qualche volta che avrei rinunciato a dieci scudetti pur di vivere un impeto d'amore così.

Un calcio proposto che l'ha colpita quest'anno?

Quello della Lazio e del Bologna, mi ha sorpreso la modalità di difendere attaccando, in cui i giocatori sono sempre aggressivi e propositivi, come l'ho sempre apprezzato, sin dai tempi di Zeman. Era un allenatore che stava avanti, noi giocatori andavamo il doppio degli altri grazie alla preparazione atletica che ci faceva fare. In Baroni e in Italiano lo rivedo, la gente si diverte. 

 

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