Delio Rossi svela: "Avrei voluto allenare Pedro, con lui non avrebbe giocato Zarate"
L'intervento di Delio Rossi in esclusiva ai microfoni di Radiosei
Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Radiosei, Delio Rossi, ex mister della Lazio, nella trasmissione “Non Mollare Mai”. L'ex tecnico biancoceleste ha parlato degli impegni in nazionale dei calciatori e dei problemi che ne susseguono.
Le parole del mister
Il problema dei nazionali, soprattutto se vanno dall’altra parte del mondo, è che si sobbarcano un viaggio lungo, tornano a parlare la loro lingua e spesso rilasciano dichiarazioni errate, quindi la loro gestione sicuramente non è facile.
Per di più c’è sempre il rischio di infortuni, legato anche al fatto che tornano in famiglia e mangiano in un’altra maniera e si allenano in un altro modo. Fare movimenti diversi crea stress, altrimenti non si spiegherebbero tutti questi stop.
Pellegrini sta facendo bene, ma Tavares è determinante; non averlo per 2-3 gare diventa complicato, perdi punti. Per i calciatori la Nazionale è motivo di vanto, ma bisogna sempre vedere come tornano.
Chevanton rientrava sempre tardi e voleva sempre giocare, ma questo dipende dai calciatori. C’è chi è più pauroso e chi va in campo comunque. I giocatori di alto livello non stanno mai al 100% viste le gare ravvicinate ed i ritmi di gioco, poi c’è chi riesce a gestire gli acciacchi, chi ci va sopra, chi devi invece frenare per evitare poi di perderlo a lungo. Miccoli? Era l’unico calciatore che quando segnava contro il Lecce piangeva, quindi non lo facevo mai giocare in quella partita. Gli voglio bene, è superficiale ma ha vissuto una storia con cui non c’entra niente.
Chi avrei voluto allenare dell’attuale Lazio?
Pedro. Se vado indietro Milinkovic, Klose e Leiva. Con Pedro non avrebbe giocato Zarate. Ho avuto Pandev, Rocchi, Ledesma, Liverani, Peruzzi, Kolarov, Oddo, Lichtsteiner. Gila sicuramente se la giocava con questi, ma chi mi avrebbe fatto fare il salto di qualità sono quelli elencati.
La Lazio se fa bene arriva quarta, se va male settima. Il discorso delle Coppe lo abbiamo già fatto: ora se la gioca con tutti, dobbiamo poi vedere come starà a marzo. Per adesso la vedo favorita per fare bene in campionato.
Lite con Ljajic?
Ho allenato gli slavi, quindi so cosa mi ha detto. Quando succedono queste cose la maggior parte delle volte si dà un giudizio lapidario ma per giudicare devi vivere il momento. Sono situazioni che vanno contestualizzate.
Il derby che ricordo con più enfasi è quello del 3-2, con il gol di Behrami. Sicuramente non è il più bello, ma il più emozionante. Quello del 3-0 è più bello esteticamente, così come quello del 4-2.
Il giovedì eravamo soliti fare una partitella con una squadra locale, quindi c’erano le porte aperte ai tifosi. I miei figli erano fuori e il giovedì prima del derby vinto 3-0 mia figlia scese a Roma da Milano. Dopo aver fatto compere con la mia famiglia, rimasi imbottigliato nel traffico e alle 17.45 ero ancora a qualche chilometro da Formello. Mi arrabbiai con tutta la mia famiglia e chiamai Manzini per informarlo del ritardo. Mi mandò due motociclisti per darmi la possibilità di arrivare al campo. Arrivo e nel frattempo il mio secondo mi chiedeva la formazione. Ero al campo con mezz’ora di ritardo, i tifosi pensavano ad una tattica pre-derby e così al derby successivo credevano che non arrivassi per la partitella del giovedì.
Riguardo al derby
La settimana del derby è la più facile, se hai la squadra con un minimo di sangue nelle vene, si prepara da sola la sfida. Tu devi fare il contrario: far divertire i giocatori per non farli arrivare scarichi alla stracittadina. Il problema è quando incontri una squadra inferiore.