Pedro, il match winner a Glasgow in Champions, è entrato dalla panchina. Così come Castellanos, Isaksen e Guendouzi, che hanno confezionato - quest’ultimo è stato l’autore dell’assist - l’azione del 2-1 in casa del Celtic. Domenica, con l’Atalanta all’Olimpico, è toccato a Vecino alzarsi dalla panchina e siglare il gol vittoria. Merito anche degli altri cambi, Isaksen, Cataldi, Pedro e Kamada, che hanno cambiato il volto della partita, dando energia e nuova linfa alla Lazio per affondare la Dea nel finale. Insomma, non c’è più la Lazio dei titolarissimi, ma una squadra dalla panchina lunga e omogenea. “Senza Milinkovic? Vediamo se nell’undici perdiamo qualcosa. Ma con gli acquisti fatti la rosa è più profonda e competitiva”, ha sempre detto Sarri dopo il mercato. Mai infatti nell’era Lotito a Formello c’era uno spogliatoio così affollato e competitivo.

Solo Luis Alberto e Romangoli, tra le pedine di movimento, hanno giocato da titolari tutte le partite. Per il resto, da settembre in poi, si è visto un inedito Sarri in versione turnover, con 4-5 cambi da un impegno all’altro. La differenza tra chi entra e chi esce sembra non esserci più. Segno evidente che l’equilibrio regna sovrano nel gruppo biancoceleste, che dovrà sfruttare la competizione e l’alternanza come fattori per crescere sempre di più. E pensare che qualche anno fa, da fautore del vecchio calcio, non era molto a suo agio con le 5 sostituzioni Sarri: “Sono da maneggiare con cura, sicuramente sono una cosa nuova e stimolante”. Adesso, invece, possono essere benedette.

Lo riporta Tuttomercatoweb.com.

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