La storia e i cicli si ripetono, non cambia solo il copione. Ripensando alla prima Champions dell'era Lotito si torna con la mente alle dimissioni di Sabatini, rientrate solo su invito di Delio Rossi nel settembre 2007. In tempi più recenti, però, Pioli e Inzaghi hanno ballato e tremato più di Sarri. Gestire un secondo posto, che mancava dal 1999, partendo dalla cessione di Milinkovic forse imponeva uno sforzo superiore e l'acquisto di giocatori pronti. E' arrivato Guendouzi e nelle estati scorse Zaccagni, Felipe e Pedro. 

Come scrive il Corriere dello Sport, però, Lotito allungando e ringiovanendo la rosa potrebbe aver inviato un messaggio non troppo ambizioso ai titolarissimi: ha preso Rovella, seppur buono, Isaksen, che si è anche inserito abbastanza rapidamente, e Castellanos, a cui si augura di far parte del gruppo degli “acquisti del secondo anno” come Caicedo e Luis Alberto. Se non alzi subito il livello, è poco comprensibile arrabbiarsi per le dichiarazioni di Sarri.

Bisogna ricordare che il recupero con il Torino è nato dalla Supercoppa a Riyad, fortemente voluta da Lotito. Poi quattro/cinque infortuni concentrati in un ciclo tremendo di partite dal 14 al 26 febbraio ha fatto saltare le rotazioni. Con gli stessi undici o quasi, Sarri ha battuto il Bayern, ha perso immeritatamente contro il Bologna, ha vinto contro il Torino e perso male a Firenze. Si è in ritardo in campionato, ma sono stati centrati gli ottavi di Champions (per eliminare il Bayern e arrivare ai quarti ci vorrà un miracolo) e la semifinale di Coppa Italia battendo la Roma. Non è poco.

Ogni volta che la Lazio raggiunge la Champions poi Lotito cambia allenatore. Inzaghi ha salutato nel 2021 dopo aver sostituito Pioli, appunto, nel 2016. Dopo cinque anni Simone si è reso conto che non sarebbe potuto andare oltre con la Lazio e ora eccolo lanciatissimo verso lo scudetto con l'Inter. 

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