La Repubblica | Chinaglia, Signori, Immobile: la maledizione dei “lazionali"
Oltre al posto riservato nella storia della Lazio, cos'hanno in comune due personaggi dal carattere opposto come Chinaglia l'eroe maledetto e Immobile il "family man"? Semplice: il tormentato - tellurico - rapporto con la Nazionale. Lo stesso di altri campioni del club più antico della Capitale: amati e insostituibili in biancoceleste, discussi, contestati, sfortunati in azzurro. L'altra sera, a Palermo, Immobile avrebbe forse voluto emulare il suo illustre predecessore: leggendario il "vaffa" di Long John, in diretta tv, al momento della sostituzione contro Haiti, nel Mondiale tedesco del '74. Quel gesto di Chinaglia era dedicato al ct Valcareggi, certo, ma anche ai tanti che faticavano ad accettarlo come centravanti dell'Italia. "Rientrò negli spogliatoi e spaccò tutte le bottiglie", ha raccontato il figlio dell'allenatore azzurro, che poi accettò le scuse del Giorgione furioso. I suoi compagni della Lazio '74, quella del primo scudetto, trovarono pochissimo spazio in Nazionale, nonostante la qualità e il carisma. Wilson, per esempio, era un “libero" puro, perfetto per il modulo di Valcareggi che invece preferì adattare in quel ruolo il terzino sinistro Facchetti. E così il capitano biancoceleste chiuse la carriera con appena tre presenze in azzurro. Una più di Re Cecconi: lui e Martini furono chiamati dopo il flop del Mondiale ‘74 dal nuovo ct Bernardini. Un paio di amichevoli, in Jugoslavia (Re Cecconi titolare, Wilson in panchina) e contro la Bulgaria (Martini dall'inizio, "Cecco" dal 1’ st), niente di più. Andò addirittura peggio a D'Amico: quando fu convocato, nel 1980 contro il Lussemburgo, finì in tribuna e più tardi polemizzò, voleva spiegazioni. Il ct Bearzot era convinto che Vincenzino non potesse giocare a sinistra, esattamente il ruolo con cui aveva vinto lo scudetto nel '74. “Maledetta" anche la vicenda azzurra di Beppe Signori: nel '94 era in modalità "segna sempre lui", eppure il ct Sacchi nei Mondiali americani lo utilizzò da centrocampista di sinistra nel 4-4-2. La punta era Massaro. Non finì a sediate, come ipotizzò qualcuno, ma Signori rifiutò di giocare in quella posizione la finale contro il Brasile. "Tornassi indietro, non lo rifarei: magari nei rigori finali io avrei segnato", dice Beppe-gol. Perfino Nesta fu sfortunato con l'Italia: tre partecipazioni ai Mondiali, due da laziale, e tre infortuni che gli impedirono di giocare la fase a eliminazione diretta. E storia di oggi quella di Immobile, che ha già lasciato il ritiro di Coverciano: il gesto di Long John l'avrà fatto di sicuro, ma lontano dalle telecamere. La Repubblica/Giulio Cardone