ESCLUSIVA | Stefano Fiore: “Lazio, quello che mi stupisce non sono le sconfitte ma come perdi. Questa sera mi aspetto voglia di riscatto contro un Udinese in difficoltà”
La Lazio torna subito in campo dopo la pesante sconfitta di Napoli con un solo obiettivo: vincere. La squadra di Sarri cerca il riscatto e, questa sera, chiuderà il turno infrasettimanale contro l’Udinese. I bianconeri, reduci dal pareggio contro il Genoa, continuano nel loro periodo altalenante. L’ultima vittoria risale a quasi un mese fa contro il Sassuolo e, tolto questo 3-2, i friulani non vincevano dal 12 settembre in casa dello Spezia. Per i biancocelesti, oltre al riscatto, è un’occasione di accorciare sul quinto posto dopo la sconfitta di Bologna della Roma e tenere il passo di Juventus e Fiorentina, uscite con i tre punti dal turno infrasettimanale. In vista della gara in programma alle 20:45 allo Stadio Olimpico di Roma, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, il doppio ex della sfida Stefano Fiore. L’ex centrocampista biancoceleste, prima di trascorrere le sue tre stagioni nella Capitale, ha passato ben due anni ad Udine. I temi trattati sono diversi: dal momento Lazio alla partita di questa sera, passando anche per la Nazionale italiana.
Facciamo tre passi indietro, torniamo alla sfida di domenica contro il Napoli: cosa non ha funzionato secondo te in casa Lazio, cos’è mancato?
"Quando si perde in maniera così netta manca un po’ di tutto, non credo si possa ricondurre a qualcosa di specifico. La Lazio non è mai stata in partita, ha subito sotto tutti gli aspetti il Napoli. Io credo che si tratti di riflettere sull’approccio di questo tipo di partite: soprattutto in trasferta, la Lazio sta dimostrando che, spesso e volentieri, sbaglia l’approccio alla partita e perde senza lottare. Questo è riconducibile anche alle sconfitte precedenti, non solo con il Napoli".
Il cambiamento con l’arrivo di Sarri è stato importante e, lo stesso allenatore, ha dichiarato che quest’anno sarà una stagione di costruzione per i biancocelesti: è stata la scelta giusta da parte della Lazio? Come giudichi il suo operato fin qui?
"La Lazio doveva cambiare, era arrivato il tempo di dare una sterzata a tutto l’ambiente, anche perché penso che Simone (Inzaghi, ndr) fosse arrivato alla fine del suo ciclo. Investire su Sarri è stata una scelta azzeccata: è uno dei migliori profili come allenatore italiano, i risultati degli ultimi anni parlano chiaro, fa giocare molto bene le sue squadre. È chiaro che, come tutti i cambiamenti, ci vuole del tempo e, fino ad ora, il bilancio non è estremamente positivo, però ci sono elementi che fanno ben sperare. Mi aspettavo una crescita più evidente, ma quello che mi stupisce non sono tanto le sconfitte, ma come perde la squadra. Ecco questo Sarri non è ancora riuscito a colmarlo. Magari anche con il mercato perché, per fare il suo tipo di calcio, forse manca qualcosa".
Quali pedine vedi mancanti per il gioco di Sarri?
"Probabilmente uno per ruolo, partendo da un centrale difensivo, un esterno che possa garantire quelle uscite dal basso che sono fondamentali nel suo gioco ed un vice Immobile perché abbiamo visto che, quando manca lui, per caratteristiche Muriqi non può sostituirlo".
La Lazio, dati alla mano, dopo ogni sfida in Europa, la successiva in campionato fa fatica: vittoria con la Salernitana, pari con il Cagliari e le tre pesanti sconfitte con Bologna, Verona e Napoli. Come si spiega questo fatto?
"Alla lunga, se si verifica questo, c’è sicuramente una componente fisica, perché la squadra non recupera pienamente, ma anche energie mentali. Giocare tutte queste partite così ravvicinate, non avendo magari una rosa ampia per fare un certo tipo di turnover, è chiaro che si fa fatica. Questo non può essere un alibi, non ha solo la Lazio il doppio impegno. È evidente che ci sono due squadre diverse proprio come approccio e quindi non è riconducibile solo ad un aspetto fisico, ma soprattutto mentale nel tenere un certo tipo di rendimento".
A proposito di Europa League, la prossima settimana la Lazio si giocherà il primo posto del girone contro il Galatasaray e sappiamo quanto sia importante passare come primi. Il percorso sarà lungo e difficile, ma può essere un obiettivo concreto per i biancocelesti questa competizione?
"A priori non si deve scartare nulla. Sappiamo che è una competizione lunga e difficile da vincere, soprattutto nella seconda parte quando subentrano anche le squadre provenienti dalla Champions League. Per prima cosa c’è da passare il turno, sperando di farlo da primi del girone, e poi si faranno le valutazioni. Io credo che una squadra come la Lazio, in questo momento della stagione, non possa pensare di escludere o privilegiare un obiettivo piuttosto che un altro, anche perché in campionato vedo squadre molto più forti per i primi quattro posti e, i biancocelesti, devono ragionevolmente pensare di giocarsi il quinto, sesto posto con le squadre appaiate insieme a loro in classifica. Mentre in Europa League deve passare il girone e vedere man mano anche cosa riserverà il sorteggio e magari fare delle scelte, ma sicuramente più avanti, non adesso".
L’Udinese, invece, dopo aver iniziato bene il campionato, continua ad avere un andamento altalenante. Cosa manca a questa squadra per trovare la giusta continuità di risultati? Che campionato ti aspetti dai friulani?
"L’Udinese ha fatto un ottimo finale di stagione l’anno scorso, trovando una sorta di quadratura e solidità difensiva che glielo ha permesso. Quest’anno ha iniziato benino ma ci si aspettava una crescita. La squadra in questo momento, oltre alla sfida con il Sassuolo, fa difficoltà a vincere, prende tanti gol ed ha smarrito quella solidità difensiva. È in un momento di involuzione, gli mancano anche i giocatori migliori, adesso hanno perso Pereyra nella partita con il Genoa, ma manca di qualità nonostante sia una squadra fisica. Da qui in avanti non mi aspetto grandi cose, ma sarà sicuramente un campionato tranquillo perché ritengo che, rispetto ad altre squadre, abbia un organico superiore. Dovrà arrivare il prima possibile alla quota salvezza, perché basta un periodo lungo di non vittorie e si rischia di lottare fino alla fine".
Questa sera Lazio ed Udinese si affronteranno all’Olimpico: che partita sarà quella tra biancocelesti e bianconeri?
"Il livello tecnico dice che la Lazio dovrà fare la voce grossa, anche perché non solo è più forte ma viene da una brutta partita. Mi aspetto una Lazio che partirà forte con voglia di riscatto e di vincere la partita. Dall’altra parte l’Udinese cercherà di fare la sua solita partita, magari chiudendo gli spazi e cercando di colpire con qualche contropiede".
Classifica alla mano, le squadre al vertice hanno accumulato un buon vantaggio sulle inseguitrici. Fino ad ora quale squadra ti ha impressionato di più tra le prime?
"Viene facile dire il Napoli, sta facendo delle cose molto belle, gioca un calcio verticale fantastico e, anche se ha avuto delle difficoltà nelle ultime partite con l’infortunio di Osimhen o di Anguissa, ha comunque dimostrato di avere una rosa e una mentalità vincente. Anche il Milan, fino a due settimane fa, ha espresso un gioco molto offensivo e propositivo, l’Atalanta è una squadra sempre presente al vertice e continua, l’Inter non si può non considerare tra le favorite, non solo perché viene dalla vittoria dello Scudetto ma anche per la rosa eccezionale che ha. Insomma, un campionato bello e molto equilibrato, speriamo lo sia fino alla fine".
Settimana scorsa l’Italia ha conosciuto l’avversario della Semifinale (Macedonia) e la possibile avversaria della Finale (Portogallo o Turchia) nei playoff per Qatar2022: quali sono le tue sensazioni? Gli Azzurri possono farcela?
"La sensazione è che ovviamente poteva andarci meglio. Se tutto va secondo pronostico, dovremmo vedercela con il Portogallo che, aldilà di Cristiano Ronaldo, è una squadra molto pericolosa e forte. C’è fiducia, da una parte, ma anche un po’ di timore perché non saranno delle partite facili. Noi ci arriviamo non con quella fiducia che avevamo qualche mese fa. Durante l’Europeo si respirava un altro clima, erano altre le sensazioni. Non eravamo i favoriti e quindi c’erano meno pressioni, ora dopo il successo, allo spareggio ci arriviamo con molta più pressione e con il rischio concreto di non andare al Mondiale. La speranza è di ritrovare i calciatori nelle migliori condizioni a marzo e che, intorno alla Nazionale, si crei quell’aria di positività che c’era agli Europei, per cercare di capire che tutti quanti, da chi scenderà in campo a chi farà il tifo, abbiamo da guadagnarci andando al Mondiale".