Il Messaggero | Lotito risponde alle critiche: "Pago 300mila euro a partita, se metto i biglietti più bassi, mi chiama lo Stato per chiedermi spiegazioni al riguardo"
In una lunga intervista raccolta da Il Messaggero, Claudio Lotito risponde a tutte le critiche arrivate nei giorni scorsi, soprattutto dopo il comunicato della Nord che annuncia di non entrare domenica in occasione del big match contro il Milan a causa del caro prezzo dei biglietti. Una partita che resta fondamentale per la Lazio, ancora in corsa per un posto in Europa League, ma che dovrà fare a meno del tifo caldo, un problema in più per Maurizio Sarri, che si è sempre affidato ai tifosi nei momenti cruciali della stagione. Ecco le sue parole.
"Ognuno faccia ciò che si sente, se ha la coscienza a posto. A me tutto questo baccano sembra solo un pretesto da parte di chi non sarebbe comunque venuto allo stadio o di chi sinora è venuto soltanto per fare cori contro il sottoscritto".
Presidente, il caro biglietti però è evidente, non un alibi del tifo.
"Era previsto da inizio anno. Succede da sempre per 4 gare di cartello in tutta la stagione. Per il resto siamo la terzultima società d'Italia per i costi da botteghino".
Ma il frangente è delicato, c'è una qualificazione ancora in ballo. Non era il caso di fare un'eccezione alla regola per avere il sostegno del proprio pubblico?
"Ho fatto tante volte dei passi indietro, iniziative come i Cuccioloni, i tagliandi a 10 euro. Quando ho fatto le promozioni con Venezia, Sassuolo e Torino, con 20-25mila paganti non sono nemmeno riuscito a ripagare le spese dell'incontro...".
Ma sull'altra sponda del Tevere, la Roma da un anno sta utilizzando politiche popolari per fidelizzare i tifosi. Inevitabile il confronto.
"Loro si ripagano tutto con la pubblicità. Noi non abbiamo fatto gli abbonamenti perché dall'inizio, con le restrizioni Covid, non si capiva quale sarebbe stata la capienza dello stadio. Anche a gennaio sono cambiate di continuo le direttive".
Appunto, adesso si poteva fare un sacrificio al fotofinish, anche per premiare chi comunque non era mai mancato.
"Pago 300mila euro a partita. C'è il canone dell'Olimpico, gli steward, i vigili del fuoco, il servizio d'ordine, lo speaker, l'allestimento, la Siae, la ristorazione e sicuramente qualcosa me la scordo. Non entra nulla nel bilancio".
In che senso?
"Gli introiti da botteghino finiscono direttamente in un conto dedicato all'Agenzia delle Entrate, non sono della Lazio. Se metto i biglietti più bassi, mi chiama lo Stato per chiedermi spiegazioni al riguardo".
È già successo?
"Sì, e ho rimesso i soldi di tasca mia, ma mica mi metto a sbandierarlo".
Allora lo stadio vuoto è un danno anche per lei, non solo per la Lazio?
"Io non voglio provocare nessuno, ma quei soldi vanno a pagare il debito. È risaputo".
Così però rischia di andare di nuovo al muro contro muro. Ed è lei a far pagare la Lazio, se l'Olimpico torna ad essere deserto.
"Non m'interessa. Tanto chi viene allo stadio ormai viene solo per insultare il sottoscritto. Anche se per fortuna c'è il tifoso sano, quello che è riconoscente per i trofei alzati e me lo dimostra ogni giorno, ma evidentemente fa meno notizia".
Fa sempre la voce grossa, ha un carattere da bastian contrario, eppure in realtà sembra ferito.
"Certo, dopo tutto quello che ho fatto...".
È il suo ruolo da patron, ma lei ci mette del suo: ha preso Sarri per far dimenticare Inzaghi, poi ha annunciato il rinnovo a Natale e ancora non è stato firmato. "Tempo al tempo, Maurizio resterà alla Lazio, come ho già detto".