Il Messaggero | Lazio, bel gioco e cattiveria: sull'asse Sarri-Pedro la strada per il 4' posto
Sempre in salita, ma è la retta via. Perché a tratti ora la Lazio incanta, anche se non supera quella maledetta curva. Sono un paradosso, i due pareggi e i due ko, nelle ultime quattro grandi prestazioni fra campionato e coppa. Per carità, contro le corazzate Porto e Napoli era tosta, ma aumentano i rimpianti per aver dominato tempi e gioco senza trovare miglior fortuna. Dunque, la buona notizia è l'evidente crescita, tale da poter competere quasi alla pari con formazioni sulla carta di un'altra categoria. La brutta in primis è la mancanza di cattiveria rispetto all'enorme mole di occasioni create dal secondo miglior attacco (54 gol) della Serie A. Quando Zaccagni, Luis Alberto, Milinkovic, Felipe Anderson e soprattutto bomber Immobile- uscito coi crampi -sono imprecisi sotto porta, gli errori individuali della difesa diventano una mannaia. Ormai è una questione di interpreti, non della linea a quattro poco rodata: i movimenti funzionano, restano i singoli black out di una retroguardia che ha subito 42 reti, come nessun'altra fra le prime 8 in classifica. Si ripete la solita storia: tutti in difficoltà appena la diga Leiva cala o crolla. E adesso non c'è più nemmeno Cataldi in panchina: due settimane di stop, gli esami di ieri confermano lo stiramento al flessore della coscia sinistra.
IL PROLUNGAMENTO IN STALLO - Un giorno di riposo concesso da Sarri al gruppo. Così a Formello ieri rimuginavano sul gol preso al 94'. Non solo Hysaj, anche Strakosha sarebbe in dolo: durante la settimana gli avevano mostrato più volte Fabian Ruiz calciare in quel modo. Il portiere però è l'ultimo responsabile del tracollo, anche se non giova la sua scadenza (andrà in Inghilterra) a giugno. E nemmeno quella del tandem centrale formato da Luiz Felipe e Patric pronti a salutare (rispettivamente, direzione Betis e Valencia) a parametro zero. Pure Acerbi è un caso: fischiato ancora dall'Olimpico appena rientrato dopo un mese e mezzo. Il reparto arretrato andrà rifondato: Romagnoli è a un passo, Casale ed Emerson Palmieri sono i sogni nell'elenco già consegnato da Sarri a Lotito. Mercoledì scorsoacena è stato stretto un patto Champions: il tecnico vuole sei acquisti, lega la sua permanenza al prossimo mercato, nonostante abbia un altro anno di contratto. C'è una stretta di mano ma il presidente tiene il rinnovo sino al 2025 in stallo proprio perché riflette sulle possibilità di sostenere davero il progetto.
TRASFERTA A RISCHIO - Brucia ancora quanto successo a gennaio. Sarri è convinto che se avesse avuto più rinforzi fra le sessioni d'estate e d'inverno, si sarebbe anticipato il salto di qualità, colmato il gap con le big e facilitata la corsa al quarto posto: nel 2022, invece, solo un pareggio con l'Atalanta decimata al ritorno. Dello scontro diretto dell'andata scotta invece ancora il gol di de Roon. Come quelli di Arslan e di Fabian Ruiz, ormai il recupero è un terribile nemico: 5 punti persi sul gong. Guarda caso, Sarri ne ha 4 in meno di Inzaghi l'anno scorso, ma alla 27esima giornata si trova allo stesso (il settimo) posto. Per lo scatto in alto, stavolta non basta nemmeno il ritorno al gol di Pedro, decisivo persino da infortunato: centesimo timbro nei tre campionati (Liga, Premier e A) in cui ha giocato, l'ottavo in questo. Il 34enne non segnava così tanto dal 2014 al Barcellona, ma aveva otto anni in meno. Nella capitale ha ritrovato Maurizio, è diventato il tramite di uno spogliatoio riunito, che vorrebbe ricambiare il pranzo offerto dal mister per rialzare subito il morale a Formello.Anche il tifo sembra al fianco di questo gruppo: peccato che, in attesa di ulteriori determinazioni, l'Osservatorio tenga la vendita dei biglietti del settore ospiti di Cagliari ancora in sospeso. Trasferta arischio. Il Messaggero/Alberto Abbate