Parolo sulla Lazio: "Vendere Milinkovic per crescere? Ok, ma per prendere calciatori pronti e allungare la rosa". Su Felipe Anderson...
Ai microfoni di Radio Radio è intervenuto Marco Parolo, attuale telecronista di Dazn ed ex giocatore della Lazio. L'ex centrocampista della nazionale ha parlato di tanti temi: la Lazio e Milinkovic, passando per la lotta scudetto di Serie A, e il calcio nell'epoca del VAR. Ecco le sue parole:
Sulla Lazio: "Deve decidere se seguire Sarri o meno: se si gioca ogni tre giorni le coppe devono essere un vantaggio. Se deve passare dalla cessione di grandi giocatori va bene, è successo anche alla Juventus con Zidane, ma per prenderne quattro o cinque. Sapevo che Lazzari avrebbe avuto difficoltà all’inizio, ma quando stava uscendo fuori è stato frenato dagli infortuni: per quanto difende di reparto qualcosa concederà. Se vende Milinkovic perde tantissimo, ma che sia funzionale a prendere quattro o cinque giocatori di livello. La Lazio non ha mai ceduto giocatori, speravo Anderson fosse ceduto nel primo anno. Può crescere prendendo giocatori dal calcio italiano; quando sono arrivato è venuto anche Basta, De Vrij che veniva dal mondiale. Devi prendere giocatori pronti, se non lo puoi fare vendendo Milinkovic va ceduto, ma bisogna puntare su giocatori italiani, pronti; non si possono sempre prendere giocatori sconosciuti in cui sperare. Milinkovic è fortissimo, in Italia domina, alla Lazio va costruita una squadra per permettergli di farlo anche in Europa".
Sulla lotta scudetto: "Il Milan gioca bene, se guardiamo i numeri non ha un bomber vero: serve la costanza di quello che segna ogni domenica, dopo ieri deve stare attento al Napoli. Il Milan ha trovato solidità in difesa, con un centrocampo che da sostnza e un grande poriere: è troppo dipendente dalla catena di sinistra, che difetta a destra. L’Inter aveva bisogno di una scintilla mentale, vincere a Torino gli ha ridato energia: è più completa ma è più indietro. Il Napoli ha l’unico allenatore che ha vinto un campionato, ha una rosa ampia e una solidità difensiva incredibile: ha tanti giocatori per sbloccare le gare chiuse di maggio. Il Napoli è la mia favorita, è tornato anche Anguissa: lui può giocare con tutti, ma tutti non possono farlo senza di lui. L’unico timore è che l’entusiasmo delle piazze del sud a volte può distrarti non è un caso che Lazio, Roma e Napoli abbiano vinto pochi scudetti. La dote migliore di Inzaghi è che ci tiene tanto, le pressioni a Milano sono diverse. Con la Lazio gli veniva dato sempre credito per quello che ha fatto, a Milano è diverso".
Sul suo futuro e sul VAR: "Mi piacerebbe fare l’allenatore, il lavoro attuale mi consente di vedere tante partite rispetto a prima. Ho fatto già il corso Uefa B, devo fare quello A. Sono giovane, mi sto formando ma l’idea c’è. Con il VAR si ha una seconda possibilità in ogni occasione: questo in parte ti aiuta. Ben venga il VAR, ma i primi anni sono da cavia: i falli di mano già sono un esempio. Lo spirito agonisto è rimasto uguale: agli arbitri chiedo interazione con ex giocatori all’interno dell’AIA. Un calciatore sa se fa male o no, al replay sembra tutto un cartellino rosso, ma non è così".