Torna l'appuntamento con la rubrica biancoceleste "L'Angolo del Tifoso" dove i protagonisti siete voi. In occasione della gara più sentita della stagione la redazione di LazioPress.it ha intervistato in esclusiva Carmine un tifoso d’eccezione, sempre al fianco della squadra; fin da bambino al seguito della sua amata, in casa ed in trasferta, conseguendo anche il record di presenze nei derby: ben 102 volte di seguito presente, dagli anni ’70 ad oggi; amichevoli, gare di campionato e di Coppa: non è mai mancato il suo supporto, anche con striscioni interamente realizzati da lui. Non a caso Guido De Angelis non perde occasione in radio per ribadire che “A Carmine devono fare un monumento”. 

Neanche la malattia lo ha fermato: febbre e punti post-operazione non hanno ostacolato la voglia di essere sugli spalti, con tanto di antidolorifici a portata di mano per le emergenze. Conosce bene Vincenzo D’Amico, Immobile ha ricevuto il suo striscione in occasione della festa per la Scarpa d’Oro organizzata in Campidoglio e lo ha ringraziato personalmente, anche per Chinaglia non sono mancate bandiere e riconoscimenti: non è proprio un tifoso qualunque, tant'è che “Dal 1900 la mia Città” è uno dei suoi lavori. Anche all'evento "Di padre in figlio” si notò la sua presenza: portò in Sud 15 bandieroni di 4-5 metri ciascuno accompagnati da 7-8mila palloncini, per colorare la Curva insieme ad uno striscione gigante. Tutto questo organizzato con due amici. E non si ferma di certo qui la sua voglia di Lazio: è presente infatti anche ai Derby Primavera, perchè dare colore ai settori "vuoti" è da sempre il suo scopo, infatti riuscì nell'intento anche in occasione della finale scudetto dei baby laziali allenati da Inzaghi.

Una delle sue trovate è stata far conoscere la fede calcistica di Tomas Milian, da sempre avvicinato ai giallorossi quando invece Carmine spiega: "Volevo far smuovere l'opinione pubblica perchè era laziale. Così come Russel Crowe simpatizza per noi".  Un cane sciolto, si definisce, che opera per passione in mezzo alle tinte biancocelesti. Non le manda a dire se serve, ma non critica per partito preso: per lui essere uniti può dar vita ad un grande lavoro per questi colori.

Dove e quando nasce nasce la tua passione per la Lazio?

"In famiglia, con papà che si emozionava per i biancocelesti e ci piangeva. Esattamente “Di padre in figlio”. L’ho perso giovane ma eravamo in simbiosi e prima di salutarmi mi ha detto di portare avanti la Laziaità. Forse ho anche esagerato (ride ndr). Sono su tutti i fronti, anche nella discussione per lo Scudetto del ’15 ed infatti ho formato il Comitato con l’avvocato Gianluca Mignogna; e sono pure interessato alla questione legata all’entrata dei tifosi della Monte Mario: l'intento è di non farli passare dalla Sud. Inoltre nel Distinto Nord-Est ho portato le mie coreografie, quando il settore era vuoto: il mio mantra è portare i nostri colori dove non ci sono”.

Alla presentazione del libro di Giuseppe Signori, hai mostrato uno striscione per il centravanti laziale. Cosa rappresenta per te Beppe Gol?

Ho vissuto Giordano ed in parte Chinaglia: nonostante questi due grandi campioni, lui rappresenta l’emozione nuova ed importante di un giocatore che ha dato tanto. Rivederlo mi emoziona sempre, è un campione anche lui”.

Qual è stata la tua prima partita all'Olimpico?

Ero piccolissimo, stavo con mio padre: la gara fu Lazio-Milan, vinta 1-0 grazie a Chinaglia”.

Hai vissuto tante rose e tanti capitani biancocelesti: come ricordi Pino Wilson? 

"Da poco era entrato in un gruppo WhatsApp, in cui ci sono anche ex giocatori e allenatori: ci avevo chiacchierato pochi giorni prima della brutta notizia, era un grande manager e organizzatore. Ho parlato di lui al tg di Rai 3. Ho il rammarico di non essermi confrontato con lui in questa chat. Lo aiutai al Foro Italico, quando ha organizzato "Di padre in figlio", portai il mio materiale, come sempre".

Qual è stato il momento più bello che ti ha fatto vivere la Lazio?

La finale del 26 maggio. Da più di un mese conoscevamo l’avversario della gara e sono stato male per tutta l’attesa. Inoltre in quel derby non potevo fare sforzi, ero stato operato. Ero in Tevere,  quel giorno esordì la bandiera di Chinaglia con il gesto famoso del 31 marzo del ’74”. 

La coreografia andata in scena all'Olimpico che ti ha emozionato di più?

"Era un derby: noi eravamo ultimi con la Cremonese, eravamo già in B. I romanisti pensavano che avrebbero avuto vita facile, invece li abbiamo 'distrutti'. La coreografia presentava dei raggi ed un sole, con la scritta “Solo i vili e i mediocri conoscono la sconfitta, noi siamo grandi e risorgeremo”. A quella partita arrivammo con la morte nel cuore, ma abbiamo dimostrato di saper rinascere. Sugli spalti non c’è storia. Ho portato persone di altre città a vedere le sfide e sono sempre rimasti stupiti. Una volta loro erano in lotta per lo scudetto, noi invece attenti a non retrocedere: ero con due amici laziali palermitani che vedendo il lavoro dei tifosi  hanno detto che sembravamo noi quelli in corsa per il titolo e loro invece a rischio B".

Che Lazio ti aspetti domani?

"Intelligente e furba. Non ci dobbiamo fidare: la Roma è andata avanti fortunosamente ma ha sempre quei 5\6 giocatori, tra cui Zaniolo e Abraham, che possono far male. All'andata abbiamo meritato e Zaniolo ha giocato da solo, creandoci qualche difficoltà".

Il tuo calciatore preferito della rosa attuale? E del passato?

"Immobile e Chinaglia".

Cosa significa per te essere della laziale?

"La Lazio è una secondo famiglia. A volte anche la prima".

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