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Il presidente della Serie A Lorenzo Casini, intervistato dal corriere della sera, ha trattato diversi temi ricorrenti sul campionato italiano e su alcune riforme da adottare. Queste le sue parole

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Presidente, si è già alzato il grido d’allarme degli allenatori, Gasperini in primis, per il torneo iniziato con la finestra di mercato ancora aperta. È davvero una questione irrisolvibile?

Non è un tema nuovo. Si potrebbe anticipare l’avvio del mercato a metà giugno, con decorrenza dei nuovi contratti da luglio, e finire prima, ma servirebbe un accordo tra le leghe europee. Ricordiamoci poi che oggi i club della Saudi League possono comprare giocatori fino a ottobre.

Che campionato avremo? La sua principale aspettativa?

Mi auguro che sia un torneo ricco di reti e in grado di far emergere giovani, anche italiani. Vorrei poi che le nostre squadre potessero arrivare in fondo alle coppe europee e che la competizione in campionato coinvolga più club fino all’ultima giornata. Auspico anche un miglioramento culturale complessivo, specialmente sui temi della sostenibilità e della lotta contro il razzismo.

Quali sono i settori dove il calcio ha necessità di riformarsi?

Serve una serie coordinata di azioni su tre ambiti: infrastrutture, con stadi, centri sportivi, impianti pubblici; risorse, riducendo i costi, anche per i procuratori, e aumentando gli introiti; cultura, su giovani e scuole, per recuperare un collegamento che sembra essersi spezzato. Sono tutte proposte dettagliate nel documento di indirizzo che abbiamo presentato nel dicembre 2022 e aggiornato lo scorso febbraio.

Sotto la sua guida è migliorata l’atmosfera tra le società di serie A, ma al contempo è aumentata la tensione e si sono sviluppati i contrasti con la Figc?
 

Un grado di conflittualità nel mondo sportivo è inevitabile e appartiene alla sua dimensione “agonale”. Vi sono sempre stati contrasti tra leghe e Figc, anche prima del mio arrivo, e non mi pare siano aumentati, anzi. L’importante è ragionare sempre per istituzioni e non per individualità e restare nell’alveo delle rispettive competenze. La Lega aspira solo a essere più forte e rappresentativa, anche per i benefici che garantisce a tutto il sistema.

Il rapporto con la politica

In tal senso un bell’assist ve lo ha fornito la politica con l’emendamento Mulé…

Siamo grati al Parlamento e al governo, in particolare al ministro Abodi, per aver saputo ascoltare alcune delle nostre istanze, come quella relativa alla necessità di dare maggior autonomia alla serie A e di riequilibrare pesi e rappresentanze delle leghe professionistiche nel sistema federale.

Su quali aspetti auspica un aiuto dalla politica?

La serie A non chiede sussidi, ma un riconoscimento del proprio ruolo come comparto industriale che garantisce un indotto e un gettito fiscale rilevanti. Cito solo tre fasi: gli stadi debbono essere dichiarati opere di interesse nazionale, con procedure iper-accelerate e senza nodi burocratici; i vivai e gli impianti sportivi vanno agevolati con appositi tax credit; una parte importante degli introiti erariali da giochi e scommesse sul calcio deve tornare a chi li produce, quindi alla serie A e ai club.

A fine anno, prima delle elezioni per il presidente federale previste per inizio 2025, si procederà alla nomina del nuovo presidente di Lega. Si ricandiderà?
 

È prematuro. Non ho ancora parlato di questo con le squadre. Ne parleremo in autunno. Ora la priorità è arrivare a un nuovo statuto della Figc che riconosca il giusto ruolo della serie A, come indicato da Parlamento e governo.

Lei pensa che Gabriele Gravina si ricandiderà per la presidenza federale?
 

Dovreste chiederlo a lui…

Il flop azzurro agli Europei

A bocce ferme, quale riflessione le suggerisce il flop azzurro agli Europei?
 

È stato un disastro, che purtroppo parte da lontano. L’Italia manca dalla fase finale dei Mondiali dal 2014 e dai Giochi olimpici dal 2008. La vittoria di Euro 2021 ha illuso molti, purtroppo. Si è allentato troppo il legame tra settore giovanile, dilettantismo e professionismo, perché molti talenti si perdono o abbandonano o non arrivano in serie A. L’anno scorso abbiamo riformato il campionato Primavera, per esempio, con risultati positivi, e il numero delle seconde squadre di A è passato da uno a tre in due anni. Ma non basta
 

Quale giudizio esprime sul lavoro di Spalletti?
 

La scelta del c.t. è di esclusiva competenza federale e non mi intrometto. Ricordo solo che quando fu scelto, il consenso è stato unanime.

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