Fraioli
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Miroslav Mihajlovic, oggi collaboratore tecnico dell’U16 del Bologna, ha condiviso con la Gazzetta dello Sport emozioni e riflessioni legate al suo percorso professionale, al ricordo del padre Sinisa e alla sfida di domani tra Lazio e Bologna, una partita che porta con sé un significato profondo e personale.

Un legame indissolubile con Sinisa

Per Miroslav, il ricordo del padre è sempre presente a Casteldebole, centro sportivo del Bologna. “Fin troppo normale, e profondo, che anche i muri parlino di lui”, ha dichiarato, raccontando come la sua immagine sia ancora vivida in ogni angolo del club che ha tanto amato. “Nella saletta riunioni qui a Casteldebole c’è una sua grande foto”, ha spiegato, aggiungendo che, anche se non frequenta spesso quella sala, la presenza di Sinisa è costante. “Non ci vado spesso in quella sala, ma lui c’è, è qui, ovviamente lo vedo anche senza guardare quell’immagine.”

Queste parole non sono solo un ricordo affettuoso di un padre che ha lasciato un’impronta indelebile nella sua vita, ma anche un tributo al lavoro che Sinisa ha fatto per il Bologna, un club che Miroslav sente ormai parte della sua famiglia.

Sinisa
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La carriera da allenatore: un cammino inaspettato

Miroslav, che oggi sta costruendo la sua carriera da allenatore, ha raccontato come la sua scelta di intraprendere questo percorso non fosse pianificata. Sinisa non gli ha mai suggerito di seguirne le orme come tecnico, ha detto Miroslav, spiegando come l’idea di diventare allenatore sia nata gradualmente, senza forzature.

“Non ho molti ricordi diretti di papà calciatore. Ho cominciato a ‘scoprirlo’ negli anni in cui faceva l’allenatore. Non è che lui mi abbia mai detto di provare a fare il tecnico. È stata una cosa inconscia. Assorbivo.Ho giocato a calcio, ero un centrale di piede destro. Pensavo che non sarei mai riuscito a fare l’allenatore, ma poi un giorno mi sono detto: allenare è ciò che amerei di più, ci provo. E dopo l’esperienza all’Urbetevere sono qui, per imparare”.

La sua determinazione a crescere nel mondo del calcio, pur partendo da una carriera da giocatore che non ha avuto grandi riscontri, è una testimonianza della sua voglia di affermarsi indipendentemente dal cognome che porta.

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