L’ex capitano Immobile: “La Lazio mi diverte, Baroni merita la Champions. Sul Taty e Isaksen…”
L’intervista a La Repubblica dell’ex bomber e capitano della Lazio Ciro Immobile

Uno dei simboli biancoceleste proprio l’ex bomber e capitano della Lazio Ciro Immobile, in forza al Besiktas, in Turchia, da quest’anno. Il suo addio, avvenuto nel luglio 2024, ha lasciato tutti spiazzati ed è stato un boccone difficile da digerire per i tifosi laziali, legatissimi all’attaccante di Torre Annunziata. Proprio lui, ha lasciato l’intervista al quotidiano La Repubblica per parlare della sua nuova vita ad Istanbul e della Serie A, nonché della sua Lazio, campionato che continua a seguire da lontano.
L’intervista di Immobile
Sulla sua scuola di calcio, l’Academy di Torre Annunziata
È sempre stato il mio sogno creare una scuola di calcio dove sono cresciuto. Ho giocato tante partite proprio lì, dai 6 ai 14 anni, prima di andare a Sorrento e poi alla Juve. È una zona difficile, mancano le strutture. Non che a Roma, dove ho vissuto 8 anni, sia molto diverso: ci sono scuole calcio con 10 squadre che si allenano sullo stesso campo. Ho deciso di puntare sul nostro territorio perché ci sono tanti ragazzini e ragazzine di talento, non voglio che si chiudono in casa, ostaggi, telefonini e PlayStation o peggio che imbocchi strada sbagliate. Mi emoziona percepire la loro gioia che era anche la mia quando hanno il pallone tra i piedi. Abbiamo oltre 300 tra bambini e bambini dai quattro ai 15 anni, mio padre si è qua della parte sportiva e mio fratello Luigi, con il nostro cugino, di un po’ di tutto. Con noi c’è anche Ciro Vesce che mi allenava quando ero piccolo: osservatore dell’Academy, cura anche la tecnica dei mini-calciatori. Una bella storia.
La nuova vita ad Istanbul
Mi trovo bene. Adesso ho un’esperienza diversa rispetto ai tempi di Dortmund e Siviglia, mi sono ambientato subito. So gestire meglio certe situazioni: ho imparato a parlare l’ inglese, qui lo parlano tutti, ma le interviste le faccio in spagnolo. Al Besiktas ci sono due traduttori che conoscono queste due lingue anche il portoghese. L’accoglienza della gente turca è stata speciale. Nel mio club, poi, mi fanno sentire una stella, la cura dei dettagli è da grande società.
Sul calcio turco e il salto di qualità
I club più importanti non vedono spese per vincere in Europa, non solo in Turchia. Il fattore chiave per la crescita del movimento è la rivalità tra i tre grandi club di Istanbul, Besibitasi Galatasaray e Fenerbache, con la concorrenza del Trabzonspor: per crescere stato è necessario investire. Hanno preso allenatori come Mourinho e i campioni che sapete, Icardi, Dzeko, Mertens, Osimhen e gli altri: con loro mi confronto e parliamo quando le nostre squadre si sfidano. Mertens stato decisivo per la mia scelta: gli ho chiesto tanti consigli per venire. Muslera si è trasferito a Istanbul da anni, ormai a casa sua. Sento spesso Morata, ho parlato a lungo con Icardi. In squadra con me c’è già Joao Mario, ex Inter e da poco ho incontrato Okereke, era alla Cremonese.
Sulla propria stagione
sono partito forte, poi un infortunio mi ha frenato. Ho avuto un calo fisico mentale perché il goal non arrivava: anche in Turchia ci sono le pressioni, e tifosi si aspettano tanto. Da qualche settimana ho ritrovato forma e goal.
Continua nella prossima pagina