Immobile: "La Lazio sempre nel mio cuore. Tifosi? Volevo..."
Le parole dell'ex Capitano della Lazio sul suo addio e non solo
Questa zona è davvero bella. Istanbul, in un certo senso, ricorda Roma: anche qui ci sono sette colli. Abitiamo in un quartiere che somiglia ai Parioli, con lo stadio molto vicino. La zona si chiama Besiktas e somiglia più a una piccola città che a un quartiere. Dopo le partite ci offrono anche il kebab (ride, ndr). Lo spogliatoio è bellissimo, il mio posto è sempre ordinato, e ho mantenuto il numero 17. Avevo persino pensato di mettere ‘Ciro’ sulla maglia, ma alla fine ho scelto di restare con ‘Immobile’. Con i compagni mi trovo bene, ho legato subito con tutti. Lo stadio, seppur piccolo, sembra una bomboniera, ma il tifo è caldissimo e assordante. Rispetto alle esperienze all’estero del passato, mi sento cambiato: ora, con più esperienza, gestisco meglio certe situazioni, e questo si riflette anche sul campo. Non ho incontrato particolari difficoltà e continuo a puntare a migliorarmi, cercando sempre di dare il massimo e di motivare gli altri. In carriera ho superato i 200 gol in Serie A, vinto un Europeo, la Scarpa d’Oro, e raggiunto traguardi importanti. Ancora non realizzo pienamente tutto questo, forse perché non ho ancora smesso di giocare, ma ogni tanto penso a ciò che ho fatto e mi rendo conto che è davvero tanto”.
Quando ho lasciato l’Italia per la Turchia, ero pieno di pensieri positivi. Ero entusiasta di iniziare una nuova avventura e deciso a partire col piede giusto. Avevo voglia di cambiare, ma dopo otto anni alla Lazio un po’ di paura era normale. Tuttavia, prevaleva l’entusiasmo per i nuovi stimoli. Lasciare la mia famiglia in Italia mi ha rattristato, ma avevo bisogno di un impatto forte qui in Turchia: ho debuttato segnando due gol, sono stato nominato miglior giocatore della partita e ho alzato un trofeo. È stata una spinta incredibile.
Su Sarri
Dopo l'addio di Sarri ho vissuto un periodo davvero molto tosto. Da capitano mi sono accollato delle responsabilità che nemmeno pensavo di avere: non ero pronto e sono finito in un vortice più grande di me. Ho sofferto tanto quella cosa. Se non sei lucido di testa, le gambe non girano e ti fai male, esattamente come mi è successo. Tutte queste cose mi hanno portato a decidere di lasciare. Mi è stata molto di aiuto e mi ha spinto anche mia moglie Jessica: aveva visto un Ciro cambiato, io avevo capito di essere alla fine di un ciclo".